Costituiscono una delle scoperte scientifiche più importanti dell’umanità; secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, salvano nel mondo 5 persone al minuto, eppure, soprattutto negli ultimi tempi, i vaccini vengono messi in discussione da fasce sempre più consistenti dell’opinione pubblica. Il preoccupante calo di vaccinazioni nel nostro Paese sta facendo riemergere malattie ritenute debellate, come la pertosse e la difterite, e in ogni caso espone a gravi rischi i soggetti che non possono essere vaccinati. In particolare il vaccino pediatrico trivalente contro morbillo, parotite e rosolia, imputato di provocare l’autismo, è stato invece “scagionato” qualche giorno fa dalla Procura di Trani in base al parere di una commissione di esperti.
Attualmente il sistema nazionale delle vaccinazioni prevede la suddivisione in due gruppi: quattro obbligatorie, contro difterite, tetano, poliomielite, epatite B; nove raccomandate o facoltative, contro pertosse, morbillo, rosolia, parotite, hi-B, Hpv, Pcv, meningococco tipo C, varicella.
Dov’è il confine tra libertà individuale e responsabilità per l’incolumità degli altri? Abbiamo chiesto a Walter Ricciardi, presidente dell’ Istituto superiore di sanità (Iss) e componente del Gruppo di lavoro permanente “Strategie vaccinali”, di aiutarci a fare chiarezza. «Tutte le vaccinazioni, “obbligatorie” e non, sono essenziali – spiega Ricciardi –: praticamente obbligatorie dal punto di vista morale, etico e scientifico, e sono incluse con cognizione di causa nel nuovo Piano nazionale. Nel 1999 le coperture vaccinali nel nostro Paese arrivavano al 99%, per questo il Parlamento ne ha sospeso l’obbligatorietà ma oggi le vaccinazioni contro poliomielite, tetano, difterite ed epatite B sono scese ben al di sotto del 95%, limite minimo per garantire la cosiddetta “immunità di gregge”, ossia la protezione della popolazione; per quelle contro morbillo, parotite e rosolia siamo a malapena sopra l’80%». Scendere sotto le soglie minime fa aumentare il rischio che bambini che per motivi di salute non possono essere vaccinati, si ammalino; che si verifichino epidemie importanti; che malattie “scomparse” non vengano identificate e curate in tempo. Per questo Emilia Romagna, Toscana e Lombardia stanno valutando l’opportunità di reintrodurre l’obbligatorietà dei vaccini come condizione per l’accesso a scuola, a partire dall’asilo nido. Un’ipotesi condivisa da Ricciardi: «Oggi in Italia sono migliaia i bambini sani non vaccinati, e questo mette a rischio non solo loro ma anche 1.500 loro coetanei malati di leucemia e 5mila immunodepressi. Sono più di 6mila i bambini che, non potendo essere sottoposti ad alcune vaccinazioni, rischiano ogni giorno il contagio e la vita. Il morbillo, in particolare, può essere per loro letale». Da Ricciardi l’invito ai genitori a «mettersi una mano sulla coscienza», ma l’appello è rivolto anche ai medici e agli operatori sanitari “antivaccini”, e ai media.