Viene proclamato in questa liturgia pasquale il racconto dell’apparizione del Risorto lungo le rive del lago di Tiberiade. Il Cristo interviene in tre momenti successivi: nella pesca miracolosa che ha il valore di segno della presenza efficace del Signore risorto; nel banchetto del Cristo con i suoi discepoli, segno di comunione e di intimità; infine, nel dialogo con Pietro, segno della missione della Chiesa. Si tratta di una viva rappresentazione della figura del Risorto nella sua azione efficace, nella sua vicinanza al fedele, nella sua presenza nella Chiesa attraverso il ministero apostolico. Si è, quindi, di fronte a un’esperienza che possiamo anche noi ripetere ogni volta che Cristo si fa riconoscere con i suoi segni d’amore presenti nella storia; ogni volta che spezza con noi il pane eucaristico; ogni volta che nella Chiesa ci offre la sua Parola e la sua salvezza.Il Vangelo di questa terza domenica di Pasqua mette in scena un attore particolare: l’apostolo Pietro, in un ambiente già conosciuto: il lago di Tiberiade, quello specchio d’acqua che era stato la cornice della sua precedente storia di pescatore. Il primo quadro si articola in due momenti: la pesca miracolosa e il banchetto che il Signore condivide con i suoi discepoli. La scena della pesca è subito inquadrata da una cornice narrativa nella quale si affacciano sette persone. Sulla scena irrompe un personaggio nuovo e sconosciuto che propone a questi uomini, delusi per non avere pescato nulla nella notte appena conclusa, di rischiare ancora.I discepoli non riconoscono subito il Risorto. Il mancato riconoscimento del Cristo risorto è una componente costante delle apparizioni pasquali, come il caso della Maddalena, che scambia il Cristo con il custode del giardino sepolcrale. C’è, quindi, una strada diversa da percorrere per incontrare e riconoscere il Cristo glorioso. Essa non è più quella della semplice consuetudine familiare, degli occhi e dei sentimenti, è invece il cammino della fede. Un cammino che non è privo, però, di segni comprensibili: è il caso della pesca miracolosa coi suoi 153 grossi pesci. Pietro, sulla scia del “discepolo che Gesù amava”, riconosce il suo Signore e si getta verso di Lui con tutto l’impulso del suo amore. Si apre a questo punto la scena del banchetto, semplice e sorprendente, sulla spiaggia: infatti, anche Gesù mangia come i suoi discepoli la sua porzione di pesce arrostito; ma quella povera mensa di pescatori a causa di quella presenza straordinaria, rimanda ad altre cene, soprattutto a quelle celebrate nel Cenacolo o dai discepoli di Emmaus.A questo punto viene presentato un secondo quadro, tutto incentrato sul dialogo molto profondo tra Gesù e Pietro. Sembra quasi di essere davanti ad una piena riabilitazione di Pietro, che cancella con una solenne, triplice confessione il suo triplice rinnegamento prima della morte di Gesù. E la radice di questo perdono è nell’amore, che diventa anche il fondamento della specifica missione ora comunicata all’apostolo.La missione di Pietro e del gregge che è chiamato a guidare sarà fruttuosa soltanto se egli obbedirà alla Parola del Signore, che garantisce, con il dono dello Spirito, l’efficacia dell’evangelizzazione. Alla Chiesa non resta che un’obbedienza carica di fiducia, come fu il gesto dei discepoli che calarono la rete nonostante la precedente esperienza di fallimento.