Caro prof., ormai a un mese dagli esami è giunto il momento di fare un bilancio su quanto passato[…]. Cinque anni possono essere lunghi ma anche relativamente brevi, una volta arrivati alla fine. Riavvolgendo il nastro dei ricordi sembra ieri quando, per la prima volta, sono entrato qui con tutte le mie paure, le mie idee […]. Fortunatamente, non è mai stato un peso venire a scuola. Certo la sveglia presto, i compiti in classe e la corsa per non perdere l’autobus a volte non rendevano tutto piacevole, ma sono quasi sempre riuscito ad affrontarlo con il giusto piglio, consapevole che a qualcosa, prima o poi, potesse servirmi. Forse una volta finita, passati gli esami e tutto, le materie imparate serviranno oppure no, matematica, economia, diritto forse le rivedrò ancora oppure no; ma di certo quello che va oltre al duro insegnamento teorico rimane nei nostri ricordi, nel nostro cuore. Non siamo arrivati qui tutti amici, col tempo abbiamo imparato a metterci in gioco (chi più, chi meno). Errori fatti tanti, rimpianti qualcuno, sorrisi molti e mai troppi. La scuola deve essere questa e a chi verrà dopo di me auguro di mettere la persona prima del voto. Certo la sveglia presto, i compiti in classe e la corsa per non perdere l’autobus a volte non rendevano tutto piacevole, ma sono quasi sempre riuscito ad affrontarlo con il giusto piglio, consapevole che a qualcosa, prima o poi, potesse servirmi. Forse una volta finita, passati gli esami e tutto, le materie imparate serviranno oppure no, matematica, economia, diritto forse le rivedrò ancora oppure no; ma di certo quello che va oltre al duro insegnamento teorico rimane nei nostri ricordi, nel nostro cuore. Non siamo arrivati qui tutti amici, col tempo abbiamo imparato a metterci in gioco (chi più, chi meno). Errori fatti tanti, rimpianti qualcuno, sorrisi molti e mai troppi. La scuola deve essere questa e a chi verrà dopo di me auguro di mettere la persona prima del voto.
Il testo che proponiamo oggi è estratto dallo scritto di uno studente del quinto anno di un istituto tecnico di Verona, a cui il professore ha chiesto di fare un bilancio di cinque anni trascorsi sui banchi. Ho pensato di valorizzare due espressioni.
“…consapevole che a qualcosa, prima o poi, potesse servirmi”. Un giovane non può sapere tutto della vita; figuriamoci, non lo sa nemmeno un adulto! E proprio perché non sa esattamente che cosa farà nella vita, in qualche modo si fida di ciò che la scuola gli insegna. Tralasciamo la riflessione critica che si potrebbe aprire a questo riguardo: non ne abbiamo lo spazio né l’intenzione. Piuttosto mi piace questa consapevolezza perché rivela l’atteggiamento di chi ha uno sguardo lungo, sapiente, che non consuma tutto nel presente ma che comunque nel presente semina per nutrire il suo futuro. Bravo!
“…e a chi verrà dopo di me auguro di mettere la persona prima del voto”. Su questa sono ancora mosso da un dubbio: a chi è destinata veramente? Uno studente o un docente? L’ambivalenza, probabilmente, non è nemmeno voluta. Ad ogni modo merita un plauso, perché tra tutti i modi con cui poteva chiudere la sua riflessione, ha scelto di farlo mettendo l’accento sulla persona che viene sempre “prima”, che ha un valore non misurabile e che è molto di più della prestazione scolastica che essa può assicurare.
In un momento in cui nella scuola, giustamente, si parla di competenze, lavoro, eccellenze ecc., non è male se un alunno ci ricorda che prima dello studente e dell’insegnante, ma anche del povero o del richiedente asilo, del datore di lavoro e del dipendente, insomma del ruolo o delle circostanze in cui ci si trova, c’è la persona con tutto il valore che anche la fede in Cristo ci insegna ad attribuirle.
Grazie! [Francesco Zenari, info@opados.it]