In questa quarta domenica di Quaresima, l’evangelista Luca racconta l’esperienza del padre misericordioso, tante volte ascoltata e meditata. Nell’anno straordinario della Misericordia questa è una delle parabole in cui “Dio viene presentato come colmo di gioia, soprattutto quando perdona… in essa troviamo il nucleo del Vangelo e della nostra fede, perché la misericordia è presentata come la forza che tutto vince, che riempie il cuore di amore e che consola con il perdono” (Misericordiae vultus, n. 9). La riflessione che si pone alla nostra attenzione, in questo cammino quaresimale, ormai vicini alla Pasqua, si lega alla figura dei due fratelli, che nei confronti del padre, infinitamente misericordioso, vivono esperienze diverse, non tanto per l’agito, quanto piuttosto nella profondità del loro cuore. In ciascuno di noi sono presenti entrambe le prospettive: quella del figlio minore, che rifiuta il padre e crede di poter vivere in piena autonomia, con le proprie forze; e quella del figlio maggiore, che non ha compreso l’amore del padre e vive una dimensione arida, tanto distante dal padre quanto quella del fratello minore. Non c’è una grande differenza tra i due. Entrambi sono distanti dal padre, pur da prospettive diverse. E noi? In questo cammino quaresimale il Signore ci invita a riflettere sul nostro rapporto con il Padre, ad andare in profondità affinché la nostra relazione possa assumere una vera condizione di figliolanza che dovrebbe condurre a liberare il nostro cuore e la nostra mente da obblighi e costrizioni, per assumere una dimensione di fiducia e serenità nel cuore. Scrive Nouwen: “Gesù ci indica quale sia la vera condizione di figlio. Egli è il figlio più giovane senza essere ribelle. È il figlio maggiore senza essere risentito. In ogni cosa obbedisce al Padre, ma non è mai uno schiavo. Ascolta tutto quello che il Padre dice, ma questo non fa di lui il suo servo. Compie ogni cosa che il Padre gli chiede, ma rimane completamente libero. Tutto dà e tutto riceve (H. J. M., Nouwen, L’abbraccio benedicente, pag. 187). L’abbraccio misericordioso del padre al figlio minore, e le parole amorevoli di piena condivisione rivolte al figlio maggiore sono lì a dirci che il Padre è esperienza misericordiosa per ogni suo figlio, è accoglienza totale in ogni momento. Il Padre desidera che sperimentiamo il calore della sua casa, luogo di amore, di cura e di valorizzazione per ciascuno. In questo tempo di Quaresima siamo invitati a chiederci se la nostra fede non rischi di essere come quella del figlio maggiore, farisaica, perché non umanizzata, priva della dimensione relazionale del confronto. Oppure chiediamoci se ci ritroviamo in qualche tratto del figlio minore, che, prendendo coscienza della sua colpa, si affida alla misericordia di Dio Padre e scopre la felicità del perdono. Il testo di Luca ci invita, ancora una volta, a riconoscere i tratti della paternità straordinaria di Dio: Egli continua ad attenderci e ci vede da lontano, perché ci ama ancora prima che riusciamo a pentirci, perché crede in noi e nella nostra possibilità di cambiare.