Una comunità piccola e molto unita, affezionata alla propria storia e radicata in un territorio di confine di grande bellezza. La parrocchia di San Giacomo in Rivalta, nel comune di Brentino Belluno, ha festeggiato giovedì 24 luglio i 350 anni della consacrazione della chiesa in occasione della tradizionale Sagra patronale, con la presenza del vescovo Domenico Pompili a presiedere la Santa Messa nel campo sportivo.
Risale al 1529 la prima notizia di una chiesa dedicata a san Giacomo, lo stesso anno della visita pastorale da parte del vescovo Gian Matteo Giberti. San Giacomo fu cappella dipendente dalla pieve di Caprino fino al 1530, quando venne smembrata per finire sotto la tutela di Brentino. La chiesa attuale, in stile neoclassico, è del 1675 e nello stesso anno fu consacrata. In questo modo Rivalta divenne parrocchia indipendente.
«Attualmente Rivalta conta circa 600 abitanti e fa parte dell’unità pastorale della Val d’Adige formata anche dalle parrocchie di Brentino, Belluno, Dolcè, Ossenigo e Peri», racconta il parroco, don Giampaolo Marcucci, che è anche vicario foraneo del Lago veronese-Caprino. «Ringrazio di cuore l’Associazione San Giacomo, che ogni anno organizza la festa e offre la possibilità di trascorrere momenti di convivialità in un clima sereno. E Giorgio Lucchini, che per l’occasione ha raccolto diverse informazioni sulla chiesa parrocchiale, ricostruendone le vicende». Di sicuro Rivalta ha rivestito un ruolo di spicco nel Medioevo e nella prima età moderna, trovandosi al centro di due vie che dal centro Europa portavano a Roma: quella terrestre, detta Via Teutonica Francigena, e quella fluviale rappresentata dal fiume Adige. “La chiesa è eretta proprio in cospetto del fiume – leggiamo – quasi a stabilire un ideale connubio tra vie d’acqua e via di terra”. Certo in quei tempi il pellegrinaggio era quasi un obbligo per il fedele cristiano e rappresentava anche una sfida ardua e rischiosa: prima del commiato, ci ricorda il nostro storico, i pellegrini facevano addirittura testamento. Ecco spiegati, dunque, la presenza di tracce devozionali sul territorio, e una parrocchiale dedicata all’apostolo Giacomo, l’archetipo del pellegrino.
La festa di San Giacomo si è aperta con la benedizione, da parte del vescovo, della mostra di icone contemporanee allestita nella biblioteca Valdadige. Una galleria di piccole opere d’arte dai colori sgargianti, nate grazie alla passione di Paola Tommasi Braghetta. Che racconta: «Ho scoperto le icone durante un viaggio in Russia. Rimasi colpita da queste opere d’arte, collocate in chiese poco illuminate e spesso scure, rese opache dai depositi di fuliggine delle candele. Non riuscivo a comprenderle, ma ormai si era accesa la mia curiosità: potrei dire che sono state le icone a scegliere me. Tornata in Italia ho scoperto che c’era la possibilità di frequentare un corso presso la Scuola di Iconografia dell’Abbazia di Maguzzano». Paola è diventata un’allieva e da anni dipinge icone su tavole di legno usando l’antica tecnica della tempera all’uovo con terre naturali, restituendo loro quella luminosità che spesso, nelle icone originali, è andata perduta. E ci permette di fare un viaggio in questo mondo di immagini che racchiudono profondi significati spirituali, create per “parlare” ai fedeli. Così come fanno le parabole, scelte da Gesù per rivolgersi al popolo: «La parabola – sottolinea mons. Domenico Pompili – implica che l’interlocutore faccia la sua parte per comprendere, ci metta del suo insomma. Il linguaggio di Gesù riesce a essere convincente proprio perché ci spinge ad approfondire la ricerca». Immagini e parole che spronano a trovare e coltivare la fede.