Don Milani si sente prima di tutto «pastore», nella sua qualità di prete e di insegnante, due ruoli fra i quali non esiste soluzione di continuità. La sua scuola popolare era prima di tutto un’attività pastorale per il modo di essere di chi la faceva. Tradizionale la sua dottrina: la virtù principe nella Chiesa è l’ubbidienza. Quel prete che appare come il teorico dell’obiezione di coscienza, che scrive che l’ubbidienza non è più una virtù, si rivela poi incredibilmente ubbidiente. Le sue lettere così sofferte e così sincere, rivelano un amore straordinario alla Chiesa, che don Milani vuole diversa, migliore in tutti i suoi membri. La sua ostinazione a chiedere al Vescovo, anche nelle lettere più dure e critiche, un segno che faccia capire a tutti che egli fa parte della Chiesa, sono il segno inequivocabile della sua ostinata volontà di rimanere nella comunità visibile dei credenti. [Maurilio Guasco]
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