Il prezzo della benzina crescerà ma per il petrolio è l’ultimo giro

Aspettiamoci, nei prossimi mesi, un graduale ma stabile aumento dei prezzi di benzina e gasolio alla pompa. Dopo alcuni anni di quotazioni del petrolio al ribasso, i Paesi produttori si sono finalmente (per loro) messi d’accordo per tagliare la produzione...

December 9, 2017

| DI Nicola Salvagnin

Aspettiamoci, nei prossimi mesi, un graduale ma stabile aumento dei prezzi di benzina e gasolio alla pompa. Dopo alcuni anni di quotazioni del petrolio al ribasso, i Paesi produttori si sono finalmente (per loro) messi d’accordo per tagliare la produzione. Se la decisione dei Paesi Opec e pure non Opec – questa volta uniti – verrà rispettata, il valore del Brent dovrebbe stabilmente superare quota 60 dollari al barile. Una decisione che, per i petrodollari, è da ultima spiaggia. O la produzione viene ricontrollata dopo anni di anarchia e di sovrapproduzione, o il Brent è destinato a raggiungere a fatica quota 40 dollari per i prossimi anni. Cioè il 50% in meno di entrate per sceicchi, russi, dittatori africani, magnati texani, compagnie petrolifere. E questi anni di relativa carestia, per i produttori, sono stati deleteri: il Venezuela è scoppiato; l’Arabia Saudita si è mangiata un patrimonio accumulato in decenni; i russi sono alla disperazione; molte dittature basate sull’oro nero sono in crisi.
Nei primi anni del decennio è esplosa l’estrazione di greggio tramite fracking, una tecnologia che riesce a trovarlo non più in giacimenti ma dentro le rocce petrolifere: gli Usa sono tornati ad essere il maggiore produttore mondiale, smettendo di comprare greggio. La crisi economica mondiale e la scoperta di enormi nuovi giacimenti un po’ ovunque ha fatto il resto. Alla flessione delle quotazioni, alcuni Paesi hanno paradossalmente reagito aumentando ancora di più la produzione: vuoi per colmare il buco delle entrate, vuoi per mettere in ginocchio qualche potenza rivale.
Morale: tanto petrolio in offerta, pochi che lo acquistano. E il crescente sviluppo delle energie alternative non ha certo aiutato la domanda di greggio.
Il litro di gasolio sarebbe potuto costare mezzo euro, se non fosse per il colossale carico fiscale che grava sui prezzi alla pompa. Appunto, pure i governi occidentali erano parecchio preoccupati per questi prezzi bassi. Sì, la bolletta energetica per imprese e cittadini è meno gravosa; ma calano drasticamente pure gli introiti da accise varie. E si parla di miliardi di euro.
Se la manovra dei petrolieri riesce, aspettiamoci prezzi dei carburanti stabilmente sopra l’euro e mezzo al litro.Ma la manovra appare comunque più difficile di quanto si possa immaginare. Già arrivare ad un accordo è stata un’impresa, e basterà che qualche grande produttore si sfili, per far saltare il banco. Ma, soprattutto, la crescita delle quotazioni scongelerà quegli investimenti ora fermi a causa proprio delle basse quotazioni del Brent. Il mondo è letteralmente pieno di petrolio da estrarre, moltissime trivelle sono già pronte per partire. La verità è che per il petrolio sono iniziati gli anni del declino, e non per la paventata scarsità dello stesso. Quando la tecnologia sfornerà batterie capaci di immagazzinare in modo efficace le energie alternative, e quando la politica imporrà limitazioni ai diesel, scatterà il conto alla rovescia. E ormai è questione di (pochi) anni.

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