Un titolo provocatorio (Odierai il prossimo tuo) contiene un comandamento contrario rispetto ad “ama il prossimo tuo come te stesso”, che è la forma più alta e difficile della vita cristiana, ed esprime in maniera lapidaria lo stato della nostra società.
La violenza gratuita, l’odio urlato come valvola di sfogo per tante rabbie represse, l’ostentazione della forza e il disprezzo per la vita altrui sono ormai la cifra quotidiana di una comunità a pezzi che ha smarrito il lascito di una civiltà millenaria capace di permeare tutto il mondo attorno ai principi di diritto, libertà e umanesimo.
Il cardinale Matteo Maria Zuppi, da uomo di fede indaga questa conflittualità dilagante da più punti di vista e grazie alla sua esperienza pastorale ne analizza le diverse sfaccettature, ma sempre in prospettiva evangelica ed avendo ben chiaro come le vere radici di questi fenomeni sono molto profonde e partono da lontano, come ricordano i racconti biblici della Genesi.
Il libro che l’arcivescovo di Bologna ha scritto insieme a Lorenzo Fazzini, giornalista e scrittore veronese, con il coraggio della parresia svela i falsi miti della sicurezza e la debolezza di ogni forma di sovranismo, ma lo fa “senza odio” e rilanciando una sfida per tutti, credenti e non, con la forza del dialogo e del ragionamento: si possono superare le paure generate dall’individualismo mediante la carità.
L’odio si annida in tutti gli ambiti della società: il primo bersaglio è lo straniero che non si conosce; poi nell’egocentrismo che ci fa convinti che staremo bene solo assecondando il nostro io, maturano i sentimenti del possesso che frequentemente sfociano in violenza sulle donne e in femminicidi; se, infine, anche all’interno della Chiesa ci si odia, nessuno è immune da questo virus. Il punto di svolta si trova nel Vangelo e i cristiani hanno il compito di testimoniarlo con la loro vita. Gesù insegna a non odiare, non possiamo odiare nessuno, non esiste nessuna giustificazione per odiare qualcuno. Egli invita ad amare coloro che ci rivolgono contro il proprio odio. E questo è il modo per disarmare il male profondo. Tale via non è impossibile, lo è diventata dal momento che riteniamo l’odio come indispensabile per la nostra salvaguardia, ma non è così. Amare i nemici è altra cosa dall’indifferenza o dalla semplice rinuncia a reagire. Esiste dunque una disciplina interiore per liberarci dal fascino dell’odio, sta nella scoperta di essere amati nonostante la nostra piccolezza.