“Dio non si stanca mai di perdonare, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere la sua misericordia”: così papa Francesco, nei primi paragrafi (n. 3) della splendida Esortazione apostolica Evangelii gaudium, proclama a tutti noi il messaggio che Cristo è venuto a lasciare all’umanità, rivelando il senso delle Scritture: l’infinita misericordia di Dio Padre. Siamo ormai vicini alla Pasqua e il Vangelo di questa quinta domenica di Quaresima mette in risalto la missione di Gesù in mezzo al suo popolo, venuto per sconfiggere la morte con la Sua passione, morte e risurrezione, e proclamare a tutti noi la salvezza, attraverso un amore che dona la vita eterna. Per ciascuno di noi la certezza del perdono di Dio e la consapevolezza del Suo abbraccio misericordioso non possono che aiutarci ad affrontare le fatiche quotidiane con speranza e tenacia, con quell’energia che proviene da un cuore che si sente accolto, nonostante l’incoerenza che tante volte accompagna il nostro agire quotidiano: “Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”. Il Signore è venuto non per condannare, ma per sollevare, per accogliere, per incoraggiare, per donare rinnovata energia al nostro cammino di fede. Spesso parlando con i giovani, si coglie in loro la tendenza a leggere ed interpretare il Vangelo in chiave di divieti e obblighi. La Parola odierna ci dice che, in realtà, il messaggio di Dio è l’esatto contrario: non è parola che lega, ma piuttosto che libera, dona pace, ridona la vista ai ciechi, e rialza chi è caduto. Cristo Gesù guarda in basso, non alza lo sguardo, di fronte alle accuse di chi, in maniera ipocrita, sentenzia la condanna della donna adultera. Egli non guarda, sembra quasi estraneo a quel momento così umanamente grave, accusatorio, disperato. Egli sembra disinteressarsi, perché la sua prospettiva è completamente altra rispetto quella dei farisei. La Sua è una prospettiva d’amore, di promozione della persona, di accoglimento delle fragilità: “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei”. Gesù con queste sue parole, rivela e rileva la condizione umana, la fatica di ogni uomo a vivere con coerenza la propria esistenza, e nello stesso tempo il suo desiderio che egli si senta accolto, compreso e trovi così la forza di rialzarsi per riprendere con rinnovato slancio il suo percorso di vita. Gesù non guarda la donna, per non metterla ulteriormente a disagio, inoltre consente che anche i presenti distolgano lo sguardo da lei. Gesù, con i suoi gesti e le sue parole, lascia emergere da un lato l’ipocrisia, dall’altro la dignità della persona. Solo quando tutti se ne sono andati si rivolge a lei, non per interrogarla, ma per perdonarla. Ella infatti è già pienamente consapevole del suo peccato. L’incontro vero con Cristo è sempre un momento di gioia, in cui, come in questo episodio, vi è in primo luogo il perdono (“Neanch’io ti condanno”) e poi, ma solo dopo, l’invito alla conversione “Va’ e d’ora in poi non peccare più”. Il Vangelo odierno ci aiuta anche a riflettere sull’atteggiamento ipocrita degli scribi, che si rivolgono a Gesù non in buona fede, ma con l’intento di trovare in lui un errore, a motivo del quale accusarlo. Essi non cercano la giustizia, né di applicare la legge, ma tentano solo di far cadere Gesù. Un po’ ci scandalizziamo di fronte a tale modo di porsi e, forse, non ci chiediamo a sufficienza quante volte anche noi assumiamo lo stesso atteggiamento ipocrita degli scribi e dei farisei! Si tratta di quando accade che ci nascondiamo dietro al “ruolo”; di quelle circostanze in cui “utilizziamo” un collega di lavoro per raggiungere i nostri fini; di quelle situazioni in cui è richiesto il nostro impegno in prima persona e ci rendiamo indisponibili, perché troppo presi dalle cose da fare. Si tratta di quando giudichiamo il fratello e lo escludiamo dalla nostra sfera relazionale, oppure quando, per la sicurezza delle nostre famiglie e delle nostre case, chiudiamo il cuore e le porte al fratello povero che chiede aiuto. Concludiamo questa breve riflessione con alcune parole prese dalla Bolla di indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia, Misericordiae Vultus: “Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita” (n. 2).