Le tre parabole lucane, che costituiscono un vero e proprio “vangelo della misericordia”, assumono grande importanza per ciascuno di noi, perché ci aiutano a cogliere la prospettiva di Dio, lo sguardo d’amore incondizionato che Egli rivolge ad ogni suo figlio, soprattutto a quello più in difficoltà. Dio davanti alla fatica, alla fragilità, all’errore dell’uomo, riversa la sovrabbondanza dell’amore e questa prospettiva non sottolinea le mancanze, ma apre alla possibilità di ricominciare e di ripartire. Sembra paradossale che il Signore abbandoni novantanove pecore per andare in cerca di una sola che si è perduta. Ma Dio è un Padre che ama ogni suo figlio e si preoccupa di ciascuno, come se fosse l’unico. Forse questo gesto si riflette nel genitore che vive con maggiore intensità la relazione con il figlio più in difficoltà, pronto a donare ogni energia perché egli trovi serenità nella sua vita. Così è l’amore vero, quello di Dio come quello degli uomini. Ecco perché l’espressione “così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte…” è profondamente vera e legge il nostro cuore. Emerge così l’importanza di ogni uomo, la sua singolarità, la preziosità di ogni persona, di qualsiasi persona agli occhi di Dio.Tutte e tre le parabole parlano di realtà perdute e poi ritrovate: la pecora, la moneta e il figlio ci parlano di un Dio che sconvolge, perché accoglie al di là di ogni umana razionalità, contro ogni logica, perché il Signore non può accettare che nessuno dei suoi figli non ritrovi il Suo abbraccio misericordioso. Egli è disposto ad accettare le critiche, quelle dei farisei del suo tempo, come quelle dei “farisei” di oggi. Il Signore non solo mangia con i peccatori, ma ne va in cerca, e fra questi ci siamo anche noi. Il Padre è sempre disposto ad accoglierci, a tessere una relazione privilegiata quando ci perdiamo, quando il cammino della nostra vita diventa più tortuoso e di difficile comprensione. Il Signore non teme la nostra distanza, il nostro peccato ed è disposto a percorrere molta strada perché il nostro cuore ritrovi la pace e la serenità che solo Lui può donare. Il Signore è quel padre della parabola che scruta l’orizzonte e appena vede il figlio scende di corsa e lo abbraccia senza dire una sola parola. È quel pastore al quale di fronte alla pecora perduta, sembra che non ne esistano altre perché essa ha bisogno più delle altre. In Dio la misericordia e l’amore sono infinitamente superiori alla giustizia rigida.