Il Vangelo della scorsa domenica si concludeva con l’espressione: “Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio”, e quello odierno ritorna sullo stesso tema, esortando i suoi discepoli con queste parole: “Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma”. Gesù, con forza, invita ciascuno di noi ad abbandonare tutto ciò che è zavorra, che non può dare vera sicurezza, che crea pesantezza e limita la libertà del cuore. Egli ci invita, ricordandoci che siamo “un piccolo gregge”, che la nostra strada si colloca sul solco dell’umiltà, dell’ordinarietà, certi della sua cura che genera in noi pace. Esorta a “vendere” e a “donare in elemosina” per trovare la serenità profonda, per non avere paura, per gustare la leggerezza del non possesso, che consente di vivere il vero tesoro che nessuno può togliere, la ricchezza che non può essere sottratta, la “borsa” ricolma dell’amore del Padre, il legame indissolubile, l’unico che dona certezza. L’invito è di assumere un atteggiamento di fiducia, perché il Regno è donato e poggia sull’amore di Dio e non sulle nostre prestazioni. Siamo pure invitati a rimanere staccati dal materialismo che soffoca, dalla ricerca di benessere economico, a scapito di quello spirituale: “Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore”. Non si tratta di demonizzare la ricchezza, ma di darle il giusto valore, di non permettere che questa prenda il sopravvento sull’amore e sul servizio all’uomo.L’invito ad essere pronti, richiama il senso escatologico del nostro vivere: “Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli”. Il Regno, promesso dal Padre, si realizza giorno dopo giorno con un cuore aperto all’incontro con il Signore attraverso il servizio, nella ricerca di Dio, amministrando, condividendoli, i doni ricevuti e mettendoli a disposizione del prossimo. Un percorso che richiede costanza, fede, dedizione, desiderio di vivere la comunione con Cristo, anche nei momenti più difficili, quando la notte sembra prendere il sopravvento sul giorno. Il Signore ci chiede di essere “svegli” sempre. È la dimensione di chi è consapevole che, per amare Dio e il prossimo, è necessario vivere l’incontro con Lui nella preghiera e nei Sacramenti, perché questi ci aiutino ad amare quei fratelli che il Signore ci ha affidati, partendo dalle persone a noi più vicine. Alla domanda di Pietro se queste parole fossero rivolte anche a loro, Gesù risponde con la parabola dell’ “amministratore fidato e prudente”, richiamando l’attenzione di chi è stato chiamato a compiti di responsabilità e concludendo con una frase che fa molto riflettere: “A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più”. I talenti ricevuti vanno messi a servizio dell’umanità, facendo memoria che sono un dono. Questo è l’atteggiamento di un buon amministratore che desidera possedere “borse che non invecchiano”. “Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese” per accumulare ricchezza che salva, ricordando che “non condividere i propri beni con i poveri significa derubarli e privarli della vita. I beni che possediamo non sono nostri, ma loro” (Papa Francesco, Evangelii gaudium, n. 57).