Strano il rapporto con il tempo perché una volta che abbiamo tutto programmato e pianificato, ci accorgiamo che non abbiamo più tempo.
La liturgia di questi giorni segna una differenza sostanziale tra il tempo vissuto come avvento o come futuro.
Il futuro è la dimensione del domani contemplata sulla proiezione del presente. Se il futuro si realizza sulla spinta del presente non è una reale novità. Anzi, ogni novità è motivo di preoccupazione perché disturba e interrompe un tempo già pieno, programmato e stabilito.
L’avvento al contrario indica non il prolungamento quantitativo del presente, ma un sopravvenire di qualità inattese. Non risponde al bisogno di addomesticare ciò che sfugge. Ma segna l’anticipazione e l’irruzione di una novità: il Regno di Dio. Novità che suscita stupore e sorpresa. Una nuova dimensione dello spirito. (R.B.)
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