L’arte del prendersi cura, senza retorica

L’arte del prendersi cura, senza retorica
Appollaiata sopra un calanco non lontano da Marsiglia sta una casa sul mare nella quale vive l’anziano Maurice Barberini (Fred Ulysse), che all’inizio del film, con gesto esplicito e provocatorio, fumerà quella che è probabilmente la miliardesima sigaretta della sua vita, per essere subito dopo colpito da ictus.
Ecco quindi che i tre figli devono accorrere al capezzale del padre per organizzarne l’assistenza.
Sono Armand (Gérard Meylan), che è rimasto sempre lì, a continuare la gestione del piccolo ristorante aperto dal padre ora infermo; Joseph (Jean-Pierre Darroussin), depresso reduce del Sessantotto che ha lasciato l’università nella quale insegnava e si accompagna con la giovanissima Bérangere (Anais Demoustier); Angèle (Ariane Ascaride), affermata attrice di teatro ormai un po’ in là con gli anni, che non avrebbe mai voluto tornare nel luogo dove è morta per annegamento la figlioletta Blanche.
La microcomunità è completata dai vicini di casa Martin (Jacques Boudet), da sua moglie Suzanne (Geneviève Mnich), dal loro figlio Yvan (Yann Trégouet), giovane e affermato professionista medico e da Benjamin (Robinson Stévenin), pescatore ecologista che ha una passione esplicita per il teatro e considera Angèle sua musa ispiratrice e oggetto per nulla nascosto del suo desiderio.
Arriva una tempesta, ma non di burrasca marina. Naufragherà lì vicino un barcone di migranti. Personaggi e spettatori lo apprendono dai militari che arrivano in perlustrazione e controllo.
E quando una ragazzina (Haylana Bechir) e i suoi due fratellini verranno trovati nel bosco da Armand e Joseph storia e vita dei protagonisti avranno una svolta decisiva.
La delicata ed esilarante sequenza del bagno ai due bambini e delle circonvoluzioni alle quali sono costretti gli adulti per sfilar loro i vestiti e poi rivestirli nuovamente è un pezzo di bravura di regista, operatore ed interpreti, che dà inizio a una possibile soluzione delle vite di ciascuno.
Ecco quindi che La casa sul mare diventa un film sul prendersi cura, di se stessi e degli altri. Senza retorica. Senza banalità. Senza pietismi. Senza nemmeno soluzioni facili o proposte irenistiche e consolatorie che mettano tutti d’accordo.
«Sono stufo di esser messo davanti a film che mi raccontano cosa non va nel mondo», ha dichiarato Guédiguian.
Cosa non va forse lo sappiamo. Come potrebbe esser diverso, con sommessa passione per ogni essere umano, è quello che ci racconta La casa sul mare.

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