Farci male se si fa male all'ambiente

August 4, 2025

| DI Luca Passarini

Farci male se si fa male all'ambiente
Il pianeta Terra che diventa inospitale e invivibile per l’umanità: è la trama di molti film di fantascienza ma, dice la scienza, può essere anche l’esito delle nostre scelte o, meglio, non scelte.
Nei giorni scorsi il Tribunale internazionale di giustizia delle Nazioni Unite, con sede a L’Aia (Olanda) in un lungo pronunciamento partito da una richiesta di oltre 100 Stati, ha stabilito che un ambiente sano, pulito e sostenibile è un diritto umano fondamentale. Affermando, di fatto, che non si può più ragionare su un ambientalismo di alcuni e riguardo alcuni aspetti, ma che si deve guardare a quella che la Chiesa ormai da tempo chiama “ecologia integrale”.
Quello della Corte, in realtà, è un parere consultivo, ma pone gli Stati – ancora una volta – davanti a un bivio: ovvero chiudere le pagine fingendo che non stia succedendo nulla o prendere sul serio una situazione che seria lo è già da tempo. Il presidente della Corte, il giapponese Yuji Iwasawa, ha evidenziato come non si tratti di un gioco: affrontare o meno la crisi climatica ne va dell’esistenza stessa della vita sul nostro pianeta. Ha aggiunto che la questione non si potrà risolvere sulla base di qualche sentenza, ma occorre un approccio comune tra politica, scienza, economia, educazione. La certezza è che occorre agire in fretta.
Da L’Aia si chiede agli Stati di dimostrare collaborazione effettiva e attiva nella lotta contro il cambiamento climatico; fare piani ambientali ambiziosi, scientificamente fondati e con tempi precisi da rispettare; essere consapevoli che la mancanza di prevenzione dei danni ambientali può renderli imputabili di atto illecito internazionale.
In particolare, potrebbe essere chiesto a quelli ritenuti colpevoli o negligenti, di risarcire economicamente i Paesi danneggiati dal riscaldamento globale. Insomma, chi inquina paga!
Greenpeace ha parlato immediatamente di “una nuova èra per la giustizia climatica globale”; staremo a vedere, soprattutto sarà da vigilare che poi non vengano ancora una volta cambiate le regole e stravolti gli impegni, come già in troppe occasioni è successo in questo campo.
Gli esperti dicono che questo pronunciamento potrebbe avere un impatto profondo su futuri processi giudiziari e negoziati, a partire dalla Cop30 che si terrà in Brasile nel novembre prossimo.
Vedremo cosa faranno i governi centrali e le istituzioni internazionali. Intanto nelle prossime pagine proviamo a raccontare alcune situazioni locali e possibili strade, nelle singole città e non solo.

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