«Devo dire che non mi piace molto questo Papa». Così è iniziato nei giorni scorsi il dialogo con una giornalista non veronese. Che il Pontefice venga criticato non è una novità, ma a stupirmi è stata la motivazione: «Odia gli animali». Quando ho provato a far notare alla collega come da molti cattolici venga – ingiustamente – accusato proprio di parlare troppo del creato, mi ha specificato: «Dice che i bambini sono più importanti degli animali e invece dovrebbe dire di non fare più figli perché, rispetto ai cani e ai gatti, inquinano troppo. Per risolvere i cambiamenti climatici, dovete dire chiaramente di non fare più figli!». Rimasto basito, inizialmente ho pensato che la sua proposta avesse più o meno lo stesso valore di quella rilanciatami da un cabarettista che si chiede come mai nessuno abbia ancora proposto di tornare a fare sacrifici umani al Sole, visto che quando avvenivano la nostra stella stava tranquilla e non c’era il surriscaldamento. Passato questo pensiero immediato, mi ha fatto tenerezza questa persona, vittima di quella che è chiamata “eco-ansia”. Gli studiosi dicono che tra i sintomi comuni – insieme a stress, emozioni di nostalgia, depressione, pensieri autolesionisti, aggressività – ci siano proprio l’arrivare a questa o altre scelte radicali che spesso sono inefficaci e “fuori tema”. Nel messaggio mandato da dal Papa alla Cop28 viene indicata la via per una nuova pagina della storia: scegliere la vita, mettersi in ascolto, riconoscere i propri limiti, prendersi ciascuno le proprie responsabilità, abbracciare una visione condivisa e superare “la nefasta divisione in tifoserie: tra catastrofisti e indifferenti, tra ambientalisti radicali e negazionisti climatici”.Il governo italiano parla di un impegno non ideologico ma pragmatico, ovvero con obiettivi raggiungibili. Staremo a vedere e intanto accompagniamo alcune scelte e coraggiose “dal basso”. L’orizzonte è vivere la solidarietà, nel senso etimologico, ovvero riconoscersi tutti debitori di un dono ed essere disposti a “pagare” qualcosa gli uni per gli altri, per un bene comune. Forse non basterà spegnere una lampadina a Tarmassia per evitare lo scioglimento dei ghiacciai, ma almeno sarà il segno di una consapevolezza, nemica sia dell’indifferenza che dell’ansia.