di RENZO COCCO
Chi l’avrebbe mai detto di ricevere una lezione di etica da una multinazionale americana e in particolare dalla dirigenza di un suo stabilimento che ha sede a Nogara? Dall’America del turbo-capitalismo, patria delle multinazionali che hanno bilanci superiori a quelli degli Stati, dove il credo imperante in campo economico è un neo-liberalismo senza vincoli che assegna alle imprese un solo scopo: fare quanti più profitti possibile creando valore aggiunto esclusivamente per gli azionisti, arriva un messaggio che sembra ribaltare una consolidata narrazione.Quello che è capitato alla Ball Beverage Packaging Italia di Nogara (impresa di proprietà dell’americana Ball Corporation che produce contenitori per bevande ed alimenti) è noto perché la notizia ha avuto, non solo in Italia ma anche all’estero, una enorme diffusione. Stefano Ferro, dipendente dell’azienda in questione da 20 anni, è volontario della Croce Rossa impegnato a guidare le ambulanze. In questo periodo di pandemia, l’attività del benemerito ente è aumentata enormemente tanto da spingerlo, con un gesto di grande generosità, a chiedere un periodo di aspettativa non retribuita. L’azienda avrebbe potuto dire di no e invece non solo ha risposto positivamente, ma ha anche deciso di mantenergli lo stipendio e ogni altra indennità. «Come impresa – ha commentato Enrico Bassi, responsabile delle risorse umane – siamo impegnati a restituire alla comunità una parte della ricchezza prodotta». E ha aggiunto: «Le aziende sono comunità di persone e, come tali, possono fare molto in un momento come questo impegnandosi a favore della collettività». Un piccolo gesto, dirà qualcuno, che mostra il volto umano di un capitalismo che comincia a sposare la responsabilità sociale d’impresa. Sarà, ma certamente resta un segno importante di una sensibilità che va apprezzata e sostenuta.Nulla avviene per caso. Le radici di questa bella storia che è maturata in territorio veronese trova la propria fonte nei valori che sono all’origine e tutt’ora permangono di Ball Corporation. Per capire, risulta istruttivo spulciare il sito della casa madre che ha sede nel Colorado e che viene fondata a New York nel 1880 per opera dei cinque fratelli Ball, sostenuti da uno zio con un prestito di 200 dollari. Oggi la multinazionale è il più grande fornitore di lattine al mondo; è presente in quattro continenti con 100 siti produttivi; conta 18.300 dipendenti (in alcune note si parla di 21.500) e ha un bilancio di 11,5 miliardi di dollari. Non da ultimo, dal 1973 è quotata alla Borsa di New York.Quello che colpisce ancor di più è che Ball ha aderito al piano dell’Onu che prevede entro il 2030 il raggiungimento di 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, di lotta alla povertà e di protezione dell’eco-sistema. In questo ambito ha adottato tutta una serie di scelte produttive sostenibili coinvolgendo in prima persona i dipendenti e favorendo il volontariato aziendale finalizzato al servizio delle comunità. E ancora, promuove l’annuale “Hoover Sustainability Award”: una vera e propria gara tra i dipendenti dei vari impianti sparsi nel mondo chiamati a suggerire miglioramenti nel campo della sostenibilità, della promozione dell’economia circolare e di iniziative locali di pubblica utilità. Una competizione che ogni anno vede premiati i collaboratori che hanno proposto la migliore idea. Questo valorizza il lavoro di squadra, dà motivazioni forti e senso di appartenenza all’impresa.“Lo spirito fondatore dei fratelli Ball – si legge ancora sul sito della corporation – continua a vivere anche oggi”. Noi italiani che siamo figli del Rinascimento e dell’Umanesimo dovremmo forse guardare con minor supponenza a queste realtà e magari imparare da questa “filosofia di vita” che unisce concretezza, pragmatismo e fiducia nel futuro, un’utile lezione.«Crediamo che la nostra decisione – conclude il responsabile delle risorse umane di Ball Beverage Packaging Italia di Nogara – possa ispirare altre imprese ad assumere iniziative a favore del territorio e dei cittadini che ci vivono». Un invito stimolante ed una sfida positiva per il sistema produttivo veronese chiamato ad applicare sul campo il nuovo dogma della responsabilità sociale d’impresa.