Formare i giovani per il loro futuro e per lo sviluppo della Guinea-Bissau

I veronesi Flora Massari e Giulio Leso, originari di Bosco, portano avanti un progetto per migliorare le condizioni di vita e far nascere nuove attività

August 8, 2025

| DI Paolo Annechini

Formare i giovani per il loro futuro e per lo sviluppo della Guinea-Bissau
Flora Massari e Giulio Leso, di Bosco Chiesanuova, lavorano nel centro di formazione “Feira das Possibilidades” a Nhabijão, Bafatá, in Guinea-Bissau. In queste settimane sono a Verona. Li abbiamo incontrati.
– Flora e Giulio, come vi inserite nella missione della diocesi di Verona in Guinea-Bissau?
«Ricordiamo che la missione di Verona a Bafatá, nella parrocchia San Daniele Comboni, è composta da don Andrea Mattuzzi, che segue la parrocchia con le diverse attività collegate; don Lucio Brentegani, direttore della Caritas diocesana e che fino all’ordinazione a fine giugno del nuovo vescovo dom Victor Luís Quematcha ha ricoperto l’incarico di amministratore diocesano; Marta Filippi che sta concludendo il suo anno di servizio con la Convenzione giovani. E noi, che lavoriamo con la Caritas diocesana al Centro “Feira das Possibilidades” (FdP) di Nhabijão. FdP è un progetto nato nel 2004 con l’intento di creare iniziative per migliorare le condizioni di vita, rafforzare le capacità delle persone, dare nuove opportunità e promuovere idee di sviluppo per e con la popolazione della Guinea-Bissau. Molti i corsi organizzati negli anni nel centro FdP cercando di incentivare l’uso delle risorse locali e stagionali. I temi principali trattati nei corsi sono: agricoltura di base, creazione di vivai, selezione di sementi, frutticoltura, tecnica dell’innesto, trasformazione della frutta, educazione alimentare, apicoltura, allevamento di animali da cortile, estrazione dell’olio di palma, cucina solare, medicina naturale. Durante il loro svolgimento le persone apprendono e mettono in pratica le nozioni acquisite per un miglioramento delle condizioni di vita famigliare e la nascita di attività lavorative, tenendo in considerazione le risorse del territorio.  
Il Centro FdP è un luogo dove i partecipanti possono scambiare le proprie idee, capacità ed esperienze, per poter diventare moltiplicatori nei propri villaggi delle nozioni apprese durante i corsi, al fine di dare, anche a coloro che non riescono a partecipare, la possibilità di un miglioramento». 
– Cosa significa fare formazione in uno dei Paesi più poveri del mondo?
«La Guinea-Bissau è fanalino di coda in molti indici di sviluppo umano. I nostri corsi non hanno solo l’obiettivo di formare a qualcosa di specifico, ma anche alla cittadinanza, alla partecipazione. Questa è una sfida oggi in Guinea-Bissau. Di fronte a giovani, donne e uomini che ti dicono “io non valgo nulla perché il mio Paese non vale nulla”, noi missionari dobbiamo far capire che ci può essere futuro in Guinea-Bissau, e il futuro è nelle loro mani, nonostante il governo non faccia nulla per trattenere i giovani che sui barconi vanno verso le Canarie, e da lì verso l’Europa».
– Come fate?
«Cercando di mettere in atto dei processi di apprendimento che vanno oltre la tecnica specifica per produrre o conservare qualcosa: riguardano anche il modo di percepirsi nell’attuale contesto della Guinea-Bissau, far capire le possibilità che non hanno mai immaginato di avere». 
– Quali sono i progetti futuri?
«La parrocchia San Daniele Comboni sta partendo con la costruzione di una scuola primaria. C’è già la scuola dell’infanzia, si tratta di espandere l’offerta educativa. I lavori inizieranno tra poco e sarà una bella sfida, non solo la costruzione, ma poi la gestione e la formazione delle classi: la richiesta delle famiglie è molto più grande della reale capienza della scuola che si costruirà. E questo dice del bisogno di istruzione che vive il Paese. Per quanto riguarda il Centro “Feira das Possibilidades a Nhabijão dove lavoriamo, inizieremo un’attività di produzione in loco dei prodotti per i denutriti gravi seguiti dalla Caritas, senza più dipendere dall’estero; svilupperemo il progetto apicoltura nei villaggi anche non vicinissimi; saremo impegnati nella ristrutturazione di alcune aule del centro, che dopo 20 anni mostrano i segni del tempo. Stiamo dando sempre più attenzione anche agli effetti del cambiamento climatico: l’innalzamento dell’Oceano in Guinea-Bissau si mangia metri significativi di costa e i bracci di mare che entrano si portano via intere colture locali. E poi la riforestazione: dal disboscare al rimboschire, piantare alberi per conservare l’ambiente, nel quale in Guinea-Bissau si produce quanto serve per vivere».

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