Un piccolo gioiello aggrappato al Baldo

A Pesina di Caprino il cimitero è circondato dal verde e guarda verso il lago di Garda

| DI Redazione Online

Un piccolo gioiello aggrappato al Baldo
Da quassù si scorge appena l’angelo che sta sulla sommità del campanile della chiesa di San Gallo Abate. È abbarbicato sul colle retrostante la parrocchiale, il piccolo cimitero di Pesina, nell’omonima frazione di Caprino Veronese. Si trova in un luogo incantevole: alle sue spalle, le pendici del monte Baldo; in lontananza, il lago di Garda.
Vi si accede varcando otto ripidi scalini, all’ombra dei cipressi, e superando un bel portone di ferro battuto. Affisse alla cinta muraria dell’ingresso si trovano alcune delle lapidi più antiche, in pietra finemente lavorata, ornate con motivi floreali, colonne e angeli. 
Anche in questo cimiterino troviamo frasi di cordoglio toccanti. Per Angela Morando in Lavezzari, ad esempio: “sposa e madre esemplare, morta d’anni 49 il 7/11/1920; rivive nel memore affetto della famiglia”. O per Luigi Adamo Bertasi (1896-1944), “padre affettuoso, che lasciò dietro di sé tre teneri figli, con la moglie Pietropoli Celestina”; lo commemora una lapide semplice e al contempo maestosa, dominata da un albero con una ricca chioma – su cui di recente hanno trovato dimora delle vespe, vere – alla cui ombra prega una figura inginocchiata.
A ricordarci che la mortalità infantile era una triste realtà ci pensa la stele “alla memoria del divo angioletto Lavezzari Atilio (sic) di Samuele”, che a soli 2 anni, il 2 luglio 1902, “lasciò questa terra di dolore per raggiungere la Patria celeste”, scrivono i genitori inconsolabili. C’è invece chi arriva a un traguardo di vita ragguardevole, per l’epoca: come Pietro Bontempelli, “negoziante laborioso” e “padre modello”, “spentosi serenamente il 18 dicembre 1924 ottantatreenne”. 
Tra le sepolture più antiche figurano quella – assai scarna – di Alvira Lavezzari, “morta il 18 settembre 1886 nell’età di anni 23” e quella molto più lavorata, perché si tratta di un sarcofago inciso, di Angelo Simoncelli (uno dei cognomi più presenti, qui, osservando le iscrizioni sulle tante edicole gentilizie). Per lui, spirato a 79 anni nel 1884, c’è un profluvio di aggettivi: cittadino “onesto, religioso, caritatevole”, assessore “zelante”, marito “tenero” e padre “amoroso”.  
Al centro del cimitero ci s’imbatte poi in un piccolo oratorio, che fa da spartiacque con la parte più recente, dotata anch’essa di una cappellina; sul retro porta incise a mano le date 1854 e 1855. Di fronte, tra le sepolture a terra, una colonna commemora Sometti (Da)Nilo, soldato del VI Reggimento alpini, morto “appena trentenne” il 20 gennaio 1945 per un “morbo fatale contratto in prigionia germanica”.   

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