Qui la geografia diventa soggettiva e il paesaggio è spazio dell’anima

| DI Cecilia Tomezzoli

Qui la geografia diventa soggettiva e il paesaggio è spazio dell’anima
Già nel titolo, La geografia delle emozioni, Luisa Fazzini, docente di Lettere nella scuola secondaria di I grado, formatrice e membro del consiglio nazionale dell’Associazione italiana insegnanti di geografia, autrice di pubblicazioni per Erickson, Loescher, Rizzoli e collaboratrice di periodici specializzati, cattura l’attenzione del lettore e lo avvia ad un approccio inedito alla disciplina, nella prospettiva di associare conoscenze specifiche con emozioni e percezioni, fil rouge di tutto il libro.
Punto di partenza, il superamento della visione tradizionale che ha indotto molti studenti a non amare questa disciplina: non più la geografia oggettiva, impostata sull’acquisizione di aride definizioni teoriche e sull’apprendimento mnemonico, che “descrive le cose come sono”, ma una geografia soggettiva, che “descrive quello che proviamo” e diventa il mezzo per esprimere in modo personale, non convenzionale, le esperienze percettive e le emozioni “che, in quanto individuali e uniche, non potranno forse mai essere scritte in nessuna pagina di manualistica scolastica”.
La geografia si fa dunque “interiore” e vede nell’incontro con “l’Altrove e l’Altro” l’occasione di un arricchimento cognitivo e spirituale, che apre alla connessione, alla meraviglia e alla bellezza: la geografia mette in relazione con il paesaggio, fornisce gli strumenti per leggerlo, scoprirlo, amarlo e quindi tutelarlo. Il paesaggio, a sua volta, diventa spazio dell’anima, in cui si ci può perdere, ma anche ritrovare.
Il discorso dalla geografia spontaneamente sconfina nel viaggio: il testo del resto non è affatto rivolto ad addetti ai lavori o a insegnanti, ma è per così dire un taccuino di pensieri che, tra riflessioni e ricordi, narra una storia anche personale nata per essere raccontata e condivisa. In quest’ottica, trova la sua ragione – “il suo senso”, direbbe l’autrice – il capitolo “Epilogo. In viaggio con noi”, che narra a tre voci il viaggio compiuto da Luisa e da due amici, Agostino e Alessandro, nell’estate del 2018, tra la natura selvaggia e potente della Scozia e delle isole Orcadi. In questa parte conclusiva tocchiamo con mano e percepiamo quasi a pelle la dimensione autentica del viaggio, che non conduce in luoghi, ma entra negli stessi. Tutt’altra cosa dalla programmazione fagocitante di itinerari che accumulano elenchi di luoghi da vedere, ma non sentire, e intrappolano “in meccanismi precisi come un orologio”. E il racconto si fa ancora riflessione: “un viaggio si prepara indirizzando lo sguardo, si vive nel contatto, si conserva nell’incanto della memoria”.

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