La breve e sanguinosa storia di un terrorista nero atipico

La breve e sanguinosa storia di un terrorista nero atipico
Cosa spinge un ragazzo a scegliere, giovanissimo, la strada dell’eversione politica? Cosa muove un mulatto, per via del padre eritreo, ad impegnarsi nell’attivismo neofascista di piazza e poi a militare prima in Terza Posizione e poi nei Nuclei armati rivoluzionari, uccidendo e morendo prima ancora di compiere 21 anni? È quanto hanno cercato di raccontare e di capire Carlo Costa e Gabriele Di Giuseppe in Corpo estraneo. Storia di Giorgio Vale 1961-1982. Frutto di un lavoro decennale, il volume ricostruisce la vicenda di una figura di spicco della sanguinosa stagione dei più importanti gruppi armati dell’estrema destra. Vale è stato un neofascista dalla pelle nera che, per gli stessi camerati con i quali era passato dalle violenze di strada alle pistole, restava comunque “il negretto”. Basterebbe quest’elemento a far pensare che quella di Vale sia una storia anomala, ricostruita dagli autori analizzando materiali che vanno dalle carte giudiziarie alla corrispondenza che il giovane scambiava da latitante con i familiari, fino alle fonti orali. Di famiglia piccolo borghese della Balduina, Giorgio entra per la prima volta nelle carte di polizia il 16 marzo 1979, quando viene arrestato dopo una rissa. L’’escalation è rapidissima: dal 6 febbraio 1980 al 5 marzo 1982, giorno della sua ultima azione (una rapina ad una banca a Roma durante la quale muore un diciassettenne), fa parte dei commando dei Nar che uccidono il poliziotto Maurizio Arnesano per impadronirsi della mitraglietta M12; l’appuntato di pubblica sicurezza Franco Evangelista, di guardia insieme a due colleghi davanti al liceo romano Giulio Cesare; Francesco Mangiameli, leader siciliano di Terza Posizione colpevole di aver tenuto per sé il denaro che doveva servire a far evadere il terrorista nero Pierluigi Concutelli (ma pare anche per avere espresso più volte giudizi negativi proprio su Vale); l’agente Ciriaco Di Roma e il capitano della Digos Francesco Straullu che, all’epoca, coordinava diverse indagini sui gruppi dell’eversione nera. Entrato in latitanza nel settembre del 1980, nascondendosi nei covi di Barletta, Milano, Padova, Taranto e Verona, Giorgio Vale finisce la sua carriera a Roma il 5 maggio 1982, giorno in cui la polizia irrompe nell’appartamento al Quadraro che era divenuto il suo ultimo rifugio. Varie le ricostruzioni dell’ultimo giorno di vita di Giorgio (suicida oppure morto in un conflitto a fuoco con la Digos o vittima di una “esecuzione di Stato”) ma, al di là dei dubbi sulla sua morte, la breve parabola di questo “corpo estraneo” perché “ragazzo meticcio e neofascista irriducibile”, resta “una vicenda difficile da dipanare… in qualche modo un mistero insolubile”.

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