Dante si addormenta nella valletta dei principi. Erano ormai le ore 21. Sogna di essere ghermito da un’aquila e portato nella sfera del fuoco. A quel punto il risveglio di soprassalto. E si trova sull’ingresso del Purgatorio, dove, come gli svela Virgilio, era stato trasportato da Lucia. In una fenditura della roccia Dante vede come una porta, a cui facevano accedere tre scalini. È questo un momento importante per Dante: sta entrando per davvero nel Purgatorio. Sente perciò il dovere di avvisare i possibili lettori che d’ora in poi il suo linguaggio poetico si impregna di contenuti più sublimi: “Lettor, tu vedi ben com’io innalzo / la mia matera, e però con più arte / non ti maravigliar s’io la rincalzo” (Purgatorio IX,70-72). L’angelo portinaio con la spada in mano chiede a Dante che cosa volesse. Gli risponde Virgilio che era volontà di Dio. Dante si batte il petto in segno di pentimento dei suoi peccati, come la liturgia eucaristica ci invita a fare al “Confesso a Dio onnipotente”. L’Angelo gli imprime sulla fronte sette P, lettera iniziale di peccato, pentimento e pena. Gli mostra due chiavi, ambedue necessarie per aprire la porta del Purgatorio: una d’oro che stava ad indicare il potere di assolvere; e una d’argento, che evocava la necessità di riconoscere il peccato anche dal punto di vista della ragione. Aggiunge poi un messaggio estremamente importante: San Pietro gli ha detto di sbagliare pure nell’aprire piuttosto che nel tener chiusa la porta: “Trasse due chiavi, / l’una era d’oro e l’altra era d’argento… / ‘Da Pier le tegno: e dissemi ch’i’ erri / anzi ad aprire cha tenerla serrata’” (Ivi IX,117-118; 127-128). L’angelo però avverte i due a non voltarsi indietro. Finalmente Dante, accompagnato da Virgilio, entra nel vero e proprio Purgatorio. E sono accolti dal canto del “Te Deum laudamus” (“Noi ti lodiamo in quanto sei Dio”).
Almeno due messaggi raccogliamo per l’Anno giubilare. Il primo: Dante si batte il petto, riconoscendosi peccatore. In effetti, l’Anno giubilare è finalizzato ai peccatori che tali si riconoscono e, di conseguenza, invocano su di loro la Misericordia di Dio. Il secondo: l’angelo portinaio del Purgatorio ricorda di aver ricevuto da Pietro l’ordine di essere più incline alla Misericordia che alla rigida giustizia. Di fatto, l’Anno giubilare fa sperimentare a quanti ne sono disposti una Misericordia che va oltre i criteri umani: Dio si mostra perfino esagerato nel riversare sul peccatore la sua Misericordia.

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