Saliamo sul monte del Purgatorio

Alla conclusione del suo itinerario nelle profondità dell’Inferno, avvolto da turbinii e da tenebre, Dante svela la sua radicale conversione con il verso conclusivo del trentaquattresimo canto: “e quindi uscimmo a riveder le stelle”...

June 12, 2025

| DI Mons. Giuseppe Zenti

Saliamo sul monte del Purgatorio
Alla conclusione del suo itinerario nelle profondità dell’Inferno, avvolto da turbinii e da tenebre, Dante svela la sua radicale conversione con il verso conclusivo del trentaquattresimo canto: “e quindi uscimmo a riveder le stelle”. Per il sommo poeta, quel “riveder le stelle”, stava a significare l’esperienza vissuta nel suo animo: dal buio turbinoso della sua vita di peccato, segnata da superbia, avarizia e lussuria, finalmente, dopo oltre tre anni di volontà di uscirne, sotto la guida della ragione, ha rivisto la luce. Ora lo attendeva un nuovo cammino, questa volta non in discesa, ma in salita: l’esperienza del Purgatorio. Nella sua fantasia poetica gli appare come un’alta montagna, che emerge da un vasto mare. La montagna è raffigurata da sette balze, dette “gironi”, in cui stanno purificandosi le persone che, alla loro morte, pur non essendo dannate all’Inferno, ancora non si erano purificate dalle radici dei sette vizi capitali: superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia, accidia. La fatica del cammino tutto in salita è destinata ad aiutarle nella bonifica del loro animo. Tuttavia, precisa spesso Dante, in questa azione di purificazione, giovano molto i suffragi, cioè le preghiere che le persone ancora viventi sulla terra elevano a Dio per loro. Quante volte i “penitenti” incontrati da Dante chiederanno a lui di far fare memoria ai loro cari, perché elevino preghiere di suffragio a Dio per loro! Lo vedremo. Da notare, poi, come annota Dante nel canto II del Purgatorio, nel suo incontro con l’amico Casella, che si stava compiendo quell’Anno giubilare che aveva come obiettivo prioritario proprio quello di liberare le anime dal Purgatorio. Di conseguenza, potremmo opportunamente definire la cantica del Purgatorio, con i suoi trentatré canti, come la sinfonia del Giubileo! Un Giubileo, come l’attuale, che ci sollecita ad intraprendere un cammino di radicale conversione, per sperimentare dentro di noi quanto si sta bene quando siamo liberi da ogni forma di peccato, cioè di egoismo, di cattiveria, di superbia, fino al punto, come è accaduto a Dante, da essere “puri e disposti a salire alle stelle”, cioè in Paradiso, come segnala alla conclusione del Purgatorio. Nello stesso tempo, sentiamo il bisogno di aiutare con le nostre preghiere di suffragio le persone care, ma anche altre, che si trovassero in situazione di Purgatorio, nel loro sforzo di liberarsi dai ceppi dei vizi capitali.

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