Con Virgilio, Dante esce dal fumo del terzo girone del Purgatorio, dove aveva incontrato Marco Lombardo. I due si fermano sull’orlo del quarto girone, dove si purificano gli accidiosi. Dante non vuole perdere tempo. Sempre inquieto nei dubbi e nelle domande e assetato di nuove conoscenze, interpella Virgilio, cioè la ragione, sulla natura dell’amore. Virgilio precisa il fatto che gli accidiosi del girone quarto hanno amato poco e qui devono ricuperare quanto hanno perduto, come marinai che dopo aver navigato con remo lento, devono accelerare il proprio movimento. Tra di essi Dante riconosce anche l’abate di San Zeno a Verona durante l’impero del Barbarossa. Virgilio espone la sua visione dell’amore. Fa osservare anzitutto il fatto che Creatore e creatura, qualunque essa sia, si caratterizzano proprio per l’amore: “«Né Creator né creatura mai», / cominciò el, «figliuol, fu sanza amore»”. Precisa poi che l’amore istintivo è sempre esente da errore. L’amore che germina dal libero arbitrio, invece, può errare o perché si volge ad un oggetto cattivo, con la superbia, l’invidia e l’ira, oppure quando si volge a oggetti buoni, ma amandoli in modo spropositato, eccessivo, come nel caso dell’avarizia, della gola e della lussuria, o con un amore troppo debole, come appunto nel caso degli accidiosi. “«Lo naturale è sempre senza errore, / ma l’altro puote per malo obietto / o per troppo o per poco di vigore»”. Infine, osserva che amando Dio e le sue creature con giusta misura, l’amore genera un piacere lecito. Quando, invece, l’amore per le creature è maggiore o minore del dovuto, diventa peccaminoso, in quanto va contro Dio autore dell’amore. L’amore è dunque il seme di ogni opera buona, ma anche delle opere cattive. E conclude: qualsiasi altro bene che non sia il Bene sommo, cioè Dio, non rende pienamente beato l’uomo; “«Altro ben è che non fa l’uom felice»”.
L’Anno giubilare è una occasione propizia per verificare la qualità del nostro amore a Dio, amato in modo assoluto, come fonte unica di felicità, senza abbarbicarsi alle cose, amandole eccessivamente, al posto di Dio, o non riservando ad esse nessuna attenzione. Il pericolo insito nella cultura attuale è quello di scambiare il bene oggettivo con il male oggettivo. Amare il male è davvero cosa perversa. E l’Anno giubilare propizia una conversione del cuore verso il Bene assoluto e ai fratelli.