Restando nel girone dei superbi, Dante ode la recita del Padre nostro da parte dei superbi, che pone come avvio del canto XI del Purgatorio. Un capolavoro poetico nel suo essere una sorta di parafrasi del testo evangelico. Dai superbi gli viene ricordata l’importanza per loro dei suffragi. Mentre cammina con il capo chino come loro, per poterli ascoltare, Dante viene riconosciuto da un tale, a sua volta riconosciuto da Dante. Era Oderisi, l’onore di Gubbio. Famoso miniaturista, il Giotto della miniatura. Pentitosi della sua ambizione, si trova in quel girone del Purgatorio ad espiarne la pena. E ricorda a Dante come la fama è passeggera, specialmente se è seguita da personaggi di maggior fama, che oscura la notorietà dei precedenti: “Oh vana gloria dell’umane posse! / com poco verde in su la cima dura, / se non è giunta dall’etati grosse!”. Esemplifica anzitutto sul versante dell’arte pittorica: la fama era passata da Cimabue a Giotto: “Credette Cimabue nella pintura / tener lo campo, e ora ha Giotto il grido, / sì che la fama di colui è scura”. Fa seguire il confronto sul piano letterario poetico, affermando che Guido Guinizzelli ha superato Guido Cavalcanti, il quale a sua volta sarà superato da Dante: “Così ha tolto l’uno all’altro Guido / la gloria della lingua; e forse è nato / chi l’uno e l’altro caccerà dal nido”. Insomma, la fama cambia direzione come i venti, che ora si chiamano scirocco, ora libeccio: “Non è il mondan romore altro ch’un fiato / di vento, ch’or vien quinci e or vien quindi, / e muta nome perché muta lato”. A Dante non rimane che ringraziare Oderisi della lezione formidabile sull’umiltà, di cui aveva estremo bisogno, al fine di sbollire in lui il gonfiore della sua superbia: “Tuo vero dir m’incora / bona umiltà e gran tumor m’appiani”.
Raccogliamo due possibili messaggi validi per l’Anno giubilare. Il canto XI del Purgatorio viene avviato da Dante con la sua parafrasi del Padre nostro, di cui sviluppa soprattutto il riferimento al perdono di Dio ottenuto anche mediante le preghiere di suffragio. Cogliamo in modo particolare l’appello all’umiltà, senza la quale non si accede alla Misericordia di Dio. L’umiltà ci fa riconoscere come creature e non idoli di noi stessi, che si gonfiano d’orgoglio per ogni ventata di successo. Anche il buon senso suggerisce di non esaltarsi per il momento in cui ci si trova sulla cresta dell’onda. Quel momento passa velocemente e la cresta dell’onda sarà occupata da altri.