L’Erasmus e un sogno di fratellanza

| DI Luca Passarini

L’Erasmus e un sogno di fratellanza
“Schema di azione comunitaria europea per la mobilità degli studenti universitari”: forse ci dice poco questo titolo e occorre uno sforzo anche se partiamo dall’inglese, ovvero “European community action scheme for the mobility of University students”. Ci si è dovuti impegnare per trovare il modo che l’acronimo fosse di grandissimo impatto: Erasmus.
Questo programma quarantennale ha vissuto in questi giorni la perdita della mamma, Sofia Corradi, morta il 17 ottobre a 91 anni. L’idea le venne dalla sua stessa esperienza: nata a Roma, frequentò Giurisprudenza alla Sapienza; a 23 anni, era il 1957, andò a studiare negli Stati Uniti grazie a una borsa di studio del programma di scambio internazionale Fulbright, creato 11 anni prima e che da allora ha aiutato circa 10mila borsisti italiani. Conseguì il Master in legislazione universitaria comparata alla Columbia University, ma al suo rientro a Roma non le venne riconosciuto. Completò allora gli studi in Italia e divenne, tra le altre cose, consulente scientifico della associazione dei Rettori delle università italiane. Nel 1969 predispose un memorandum con la prima idea del progetto Erasmus, che divenne ufficiale nel 1987, dopo varie fasi di sperimentazione, ma anche di stallo. 
Negli anni il progetto è cambiato e ora, chiamato Erasmus+, si è allargato ad altri aspetti. Si nota, però, un calo delle partenze, quantomeno dall’Italia, di contro a un aumento dei soldi stanziati dagli enti europei e nazionali. Fanno eccezione gli studenti dell’Università di Verona che in questi ultimi anni stanno chiedendo in numero sempre maggiore di poter fare questa esperienza di mobilità: +4% per l’anno accademico 2025/26 ovvero 1.250 in una delle 400 [...] università legate da un bilaterale. Un’esperienza lunga alcuni mesi e lontana parecchi chilometri a partire dalla promessa di Sofia Corradi: “Lo studente che fa l’Erasmus forse non diventa un professionista migliore, ma diventa una persona migliore”.
Un progetto diventato tanto “normale” da non chiedersi più il motivo del nome. Il richiamo evidente è a Erasmo da Rotterdam, grande viaggiatore in tutta Europa (ha vissuto in Paesi Bassi, Francia,Spagna, Inghilterra, Svizzera) e soprattutto il maggiore esponente del movimento dell’Umanesimo cristiano. Per lui la formazione e il confronto con l’altro sono l’unica possibile base per una società  basata su concordia, pace e tolleranza. Un sogno condiviso da tante persone e che speriamo non si spenga.

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