“Caro amico ti scrivo”: inizio l’ultimo numero del 2025 con l’incipit de L’anno che verrà di Lucio Dalla, canzone che regolarmente torna ad ogni metà dicembre. Ogni passaggio nel tempo della cronaca, infatti, ci porta a fare un po’ di conti per distrarsi un po’ – come diceva il cantante bolognese –, ma soprattutto per capire cosa abbiamo tra le mani e cosa aspettarci.
Il 2025 ce lo ricorderemo per la salita ufficiale al potere di Ahmad al-Shara’ in Siria, dove il 90% della popolazione vive in condizioni di povertà e i riflettori si sono spenti da tempo, come ci ricorda il card. Mario Zenari, che tra pochi giorni compirà 80 anni; per le parole e gli atteggiamenti di Donald Trump che a febbraio umilia Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca, poi dice che non sa se fidarsi di Vladimir Putin salvo accoglierlo con i massimi onori ad agosto in Alaska, e costantemente prova a destabilizzare l’Unione Europea e a risolvere una situazione mediorientale sempre più complicata; per le notizie che ancora più da Est ci hanno raccontato i terremoti in Myanmar e Afghanistan, per lo schianto del volo Air India, la guerra lampo tra Cambogia e Thailandia, l’instabilità politica in Nepal.
Nella sfera più ecclesiale, resterà nella storia certamente per la morte di papa Francesco e il Conclave che ha scelto Leone; per un Giubileo dal tono particolare (non necessariamente in negativo); per varie canonizzazioni significative (tra cui la “nostra” Poloni) e il Cammino sinodale italiano.
L’anno che si sta chiudendo ci lascia pure preoccupazioni e delusioni – “qualcosa ancora qui non va” – ma non deve impedirci di dire, almeno qualche volta, che “sono contento di essere qui in questo momento”; d’altronde, papa Leone ha ricordato in una dei suoi primissimi discorsi che, come diceva sant’Agostino, a decidere se il momento della storia è buono o meno, è il modo in cui noi lo viviamo.
“L’anno che sta arrivando” è quello da cui ci aspettiamo una pace disarmata e disarmante in Ucraina e in altre zone di conflitto; in cui celebreremo gli 800 anni della morte di san Francesco e la Chiesa di Verona vivrà la sua assemblea diocesana.
Continuando a citare Dalla, la vera differenza verso il 2026 la farà la nostra disponibilità a “continuare a sperare” e a prepararsi alle novità che sicuramente porterà.
Cara amica ti scrivo: permettetemi di cambiare il finale per dedicare un grande ringraziamento a Silvana Speri, da oltre 40 anni a servizio di tutti gli aspetti amministrativi di Verona fedele, per la quale la “grossa novità” sarà una meritata pensione.