“Inutile strage”: questa espressione fu usata da papa Benedetto XV il 1° agosto 1917 nella cosiddetta Nota di pace indirizzata alle cancellerie delle nazioni protagoniste della Prima Guerra mondiale, per dire come quel conflitto appariva ogni giorno di più. Fu molto criticato per questa espressione – che molti in Vaticano avrebbero voluto togliesse – e per le proposte che fece per provare a raggiungere la pace, accusato in Italia di essere un disfattista e anti-patriottico. 
“Inutile strage” è stata ripresa in queste settimane – pure questa volta senza grande apprezzamento – dai due patriarchi di Gerusalemme, il cattolico Pizzaballa e il greco ortodosso Teofilo III, riguardo ciò che sta succedendo a Gaza.
“Strage”: come si potrebbe chiamarla altrimenti visto il numero delle vittime, la violenza spietata e molto spesso ostentata? In italiano, tra l’altro, questa parola dice che non si tratta di un incidente o di una fatalità ma ci sono colpevoli; e tali sono coloro che in questi mesi – da una parte e dall’altra – hanno scelto o permesso la morte di circa 65mila persone, creato condizioni di grave carestia e problemi sanitari, danneggiato o distrutto la maggior parte degli edifici del territorio e costretto la gente a continue fughe.
“Inutile” è la certezza, in questa situazione come in qualsiasi altra: mai è successo che una violenza ponesse fine alle contese e alle vendette. Lo stesso Benedetto XV, alla fine della guerra e poco dopo Conferenza di pace di Parigi (1919), scrisse nell’enciclica Pacem Dei Munus Pulcherrimum (1920) che rimanevano “i germi di antichi rancori” e che non si poteva affidarsi completamente alla firma di alcuni accordi “se insieme non si sopiscano gli odi e le inimicizie per mezzo di una riconciliazione basata sulla carità vicendevole”. Fu facile profeta. Non credo, del resto, che servano grandi sforzi per immaginare che le brutalità attuali  non avranno alcun “utile” per risolvere la complessa situazione: Israele avrà ancora più nemici – come ha evidenziato in questi giorni perfino il presidente Donald Trump – e non si capisce cosa pensi di guadagnarci la stessa Hamas.
“Inutile” è l’intera vicenda: quasi per tutti, in quanto c’è un utile molto evidente, quello delle industrie di armi. Jean Paul Sartre scriveva a inizio anni Cinquanta che “quando i ricchi si fanno la guerra, sono i poveri a morire”, ma forse oggi è più giusto dire che i ricchi cercano sempre nuove guerre per arricchirsi ulteriormente. E ai poveri viene fanno credere che è giusto così.

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