“Aquila non captat muscas”: questa locuzione della lingua latina viene usata per evidenziare che chi è in alto e potente, non si cura di confrontarsi con piccole persone, come un’aquila non ha tempo da perdere per mettersi a catturare le mosche.
Secondo il manifesto questa frase sarebbe stata usata nel 2011 da Hugo Chavez (1954-2013) nei confronti di María Corina Machado, che è stata recentemente insignita del Nobel per la pace 2025. Il giornale comunista attacca questa scelta del Comitato norvegese arrivando addirittura a dire che sarebbe stato meglio, a questo punto, che fosse assegnato a Donald Trump. 
Ma chi è questa donna, la prima venezuelana e la sesta personalità latinoamericana a ricevere il riconoscimento? Per il manifesto è, appunto, un’estremista, reazionaria, figlia della peggior aristocrazia, vicina alle posizioni di Trump e del Likud (partito israeliano nazionalista). Per loro – e una parte della sinistra italiana – non c’entra proprio nulla con la pace: è una che non ha mai perso occasione per insultare in modo continuo e assordante Chávez (di cui abbiamo riportato prima la reazione); ha partecipato al colpo di Stato del 2002 e alle violente proteste anti-chaviste del 2014 e del 2017; ha di fatto la colpa, secondo loro, di aver infranto (pur essendo una mosca) il sogno chavista di un continente americano giusto e affratellato perché è in reazione a lei che Nicolás Maduro avrebbe operato quella svolta autoritaria in Venezuela, di cui vittima dimenticata è anche il cooperante veneto Alberto Trentini.
Molti altri, invece, si ritrovano nelle parole usate da Jørgen Watne Frydnes, presidente del Comitato per il Nobel: “Una donna che mantiene accesa la fiamma della democrazia in mezzo a un’oscurità crescente”; di lei viene ricordato “il suo instancabile lavoro nel promuovere i diritti democratici del popolo venezuelano” e “la sua lotta per raggiungere una transizione giusta e pacifica dalla dittatura alla democrazia”. Del resto, questo premio non è un fulmine a ciel sereno, dato che ha ricevuto vari riconoscimenti in questi anni, pure dal Parlamento europeo. 
Non conosco così bene le situazioni da permettermi di fornire un pensiero valido. Forse poteva essere premiato il popolo venezuelano, più che una leader, ma non mi fisserei troppo su quello. Mi preoccupa, infatti, molto di più questa estremizzazione – da tutte le parti – per cui chi non la pensa come me è sempre un nemico, da arrivare ad odiare, tra l’altro in nome dell’amore e della giustizia.

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