“E ti vengo a cercare” trova nuovi educatori per i giovani

L’iniziativa di formazione al Divino Lavoratore, grazie al sostegno del progetto “Uniti nel dono”

| DI Giorgia Saracino

“E ti vengo a cercare” trova nuovi educatori per i giovani
Avrà inizio il prossimo 15 novembre, presso la parrocchia di Gesù Divino Lavoratore, l’educativa di strada “E ti vengo a cercare” che è ormai giunta alla sua terza edizione.
«Il progetto era nato circa un paio d’anni fa – ricorda il coordinatore dell’iniziativa don Enrico Danese – nel periodo d’emergenza legato alle baby gang», come supporto della diocesi a quella delicata situazione. L’intento sta nel formare nuovi educatori con un approccio orientato all’ascolto, all’incontro «e questo è adattabile in ogni ambiente in cui si vive un’educativa istituzionale, come la scuola, le parrocchie e lo sport». Avere un certo tipo di sensibilità significa riuscire ad entrare in contatto con i gruppetti nei quartieri e fa bene anche durante la semplice quotidianità, «passando per i corridoi, nelle pause, nei momenti con i ragazzi».
Si tratta di un corso di formazione che sicuramente offrirà una visione dei canonici punti dell’educativa, incluse le modalità per avvicinarsi a giovani e adolescenti: ad esempio, le fasi di mappatura e aggancio, la micro-progettualità, le relazioni e così via. Tuttavia, la particolarità dei sette appuntamenti in calendario fino a febbraio sarà quella di porre l’accento sul «lavoro su di sé, tramite tecniche attive, ovvero analizzando sia la parte dell’educatore che entra in campo sia la parte del ragazzo che troviamo ancora in noi e che spesso porta con sé delle paure». 
Il percorso sarà incentrato sull’ascolto con un approccio umanistico basato su Carl Rogers (psicologo statunitense), analizzando l’ascolto empatico e la considerazione positiva dell’altro che, come osserva don Enrico, «implica una stima verso il prossimo in qualsiasi situazione si trovi perché si tratta innanzitutto di una persona e porta con sé dei valori». Un altro concetto che troverà il suo sviluppo è quello della congruenza, la quale comporta il mantenimento della propria essenza, l’autenticità dei propri valori da portare avanti anche negli incontri, per evitare di emulare gli altri perdendo se stessi. 
Rilevante sarà anche il lavoro attivo sulla compassion e la parte più difficile della self-compassion: «Circa l’85% delle persone – precisa – ha affermato di avere compassione per gli altri, ma di non riuscire ad averla per se stessi». Inoltre, «questi concetti hanno grande attinenza con il Vangelo e il linguaggio biblico, riferendosi ad esempio alla Misericordia». 
Ci saranno, poi, confronti con altre esperienze nate a Verona e delle sperimentazioni in contesti caldi sulle nozioni apprese. Gli interventi di esperti permetteranno di mettere in evidenza ancor di più il filone percorso nei mesi del progetto: tra questi, sarà presente anche Amedeo Bezzetto, psicoterapeuta veronese esperto e aggiornato sulle questioni legate agli adolescenti.
La caratteristica dell’educativa di strada (o di territorio) applicata nella realtà – sottolinea don Enrico – «è quella di non partire con un programma prestabilito, come avviene nelle scuole o durante il catechismo, ma di esercitare in primis l’ascolto, l’attenzione e la cura». Tutto ciò è faticoso, è destrutturante, ma il senso verrebbe perso se ci fosse soltanto un rigido progetto alla base delle attività degli educatori. «Viene da chiedersi cosa dobbiamo fare, ma qui, più che il fare, il punto principale è lo stare, da cui nascono successivamente vicinanza, confidenza e legami». 
Gli incontri formativi occuperanno pienamente la giornata con tre ore mattutine e altrettante pomeridiane (il sabato dalle 9.30 alle 17.30) e al termine i partecipanti potranno mettere in campo nei propri territori i processi appresi: «Lo scopo del progetto è quello di essere “lievito”, di creare mentalità e un nuovo sguardo nei contesti in cui si vive». 
Fin dal titolo “E ti vengo a cercare” – in riferimento alla canzone di Franco Battiato – appare chiaro l’intento di movimento contrario in cui si cerca di evitare la semplice attesa passiva, ma si tende invece ad andare a cercare il prossimo, a trovare quella chiave di accesso che porti alla comprensione della persona, al di là dei gruppi di appartenenza. Come conclude don Enrico Danese, il significato più alto «ha a che fare con il Vangelo e precisamente in Luca 15 con la gioia per il ritrovamento della pecora perduta».
Sono tante le iniziative in Italia in cui i sacerdoti si dedicano alle comunità e favoriscono lo sviluppo di percorsi come “E ti vengo a cercare”, che aggiungono valore e permettono di creare terreno fertile per una buona crescita umana. “Uniti nel dono” promuove queste missioni tramite il sostegno economico, per continuare a gettare altri semi di speranza: sulla pagina www.unitineldono.it/ è possibile consultare le donazioni e dare il proprio contributo, secondo diverse modalità, per supportare coloro che spendono il loro tempo per il bene della collettività.

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