Una giornata particolare
stampa

Nella torre di Babele di 7mila lingue il rischio è che ne rimangano solo quattro

Mentre alcuni sognano che ci sia una sola lingua universale e altri teorizzano che ognuno ha (o è) una sua specifica lingua, nella realtà del mondo si contano poco meno di 7mila idiomi. Sono distribuiti in modo irregolare, per motivazioni che secondo gli esperti vanno dalla topografia al clima, dall’economia alle guerre...

Mentre alcuni sognano che ci sia una sola lingua universale e altri teorizzano che ognuno ha (o è) una sua specifica lingua, nella realtà del mondo si contano poco meno di 7mila idiomi. Sono distribuiti in modo irregolare, per motivazioni che secondo gli esperti vanno dalla topografia al clima, dall’economia alle guerre. Si trovano, per esempio, 40 idiomi diversi nell’isola di Malakula (30mila abitanti), che diventano 110 se si considera tutto l’arcipelago di Vanuatu (250mila abitanti): più di quelle registrate in tutta la Russia. E si potrebbe continuare confrontando le 900 lingue nell’isola di Nuova Guinea con le 41 di tutto il Bangladesh.
Proprio alla capitale di quest’ultimo stato, ovvero Dacca, è legata la data del 21 febbraio, nella quale dal 2000 si celebra la Giornata internazionale della lingua madre. Dal 1947 al 1971 Dacca fece parte del Pakistan orientale, al quale era stato imposto l’idioma urdu (tipico di quello occidentale), a scapito del bengalese o bangla (parlato allora da 100 milioni di persone). Le proteste per il riconoscimento di quest’ultimo come lingua ufficiale durarono anni e non si fermarono nemmeno davanti all’uccisione di decine di studenti e attivisti il 21 febbraio 1952.
Nel 1956 il governo centrale cedette e in memoria delle vittime fu successivamente costruito lo Shaheed Minar (la torre dei martiri, con una copia anche a Roma), pensato con due attenzioni particolari: non un luogo di pura commemorazione, ma di attività culturali; non un monumento “contro” qualcuno, ma un omaggio alle differenze e alle minoranze linguistiche.
Si capisce ancora di più allora il legame tra tale episodio storico e questa Giornata voluta dall’Unesco. Insieme a varie iniziative in tutto il mondo, vengono evidenziati in questa occasione due dati importanti: il 40% della popolazione mondiale non ha accesso a istruzione e formazione in una lingua che capisce; il 90% delle lingue attualmente parlate rischia di scomparire entro 80 anni e con esse tradizioni, valori, patrimoni artistici e culturali.
Il pericolo, sottolineato con forza pure dal linguista Anthony Aristar, è che si vada verso un futuro «in cui le uniche culture rimaste saranno quelle espresse nelle “grandi” lingue: cinese, spagnolo, inglese, arabo».
Per chi non crede solo al disfattismo e al declino, si possono sottolineare l’attuale tendenza internazionale a proporre un’educazione multilingue basata sulla madrelingua e la scelta italiana di unificare nel 21 febbraio la Giornata nazionale del braille, ovvero la lingua madre per tanti non vedenti e ipovedenti, anch’essa da valorizzare e custodire. È evidente, d’altronde, che nella sfida alla comprensione e comunicazione reciproca, ci sono ostacoli ben più grandi delle differenze linguistiche e di una qualche disabilità. Anzi, in questi casi spesso si scoprono desideri, energie e capacità altrimenti nascoste. Sapendo poi che per tutti la vera sfida – mai del tutto risolta – è imparare ad ascoltare, capire, esprimere se stessi.

Tutti i diritti riservati
Nella torre di Babele di 7mila lingue il rischio è che ne rimangano solo quattro
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti)

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento