Spiato in tv
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Sul palcoscenico teatrale, in profondità

Su Tv2000 Retroscena è la rubrica che punta le telecamere sull’attualità teatrale. Come recita il titolo del programma, gli spazi emotivamente più intensi per raccontare questo sono i camerini, gli angoli del palco non visibili al pubblico...

Parole chiave: Spiato in tv (184), Retroscena (1), Michele Sciancalepore (1), Tv2000 (18)
Sul palcoscenico teatrale, in profondità

Su Tv2000 Retroscena è la rubrica che punta le telecamere sull’attualità teatrale. Come recita il titolo del programma, gli spazi emotivamente più intensi per raccontare questo sono i camerini, gli angoli del palco non visibili al pubblico. Proprio lì gli artisti sono pronti a trovare l’ispirazione giusta per interpretare una pièce, oppure fanno riecheggiare dentro il loro cuore l’applauso di chi è rimasto soddisfatto di uno spettacolo appena concluso. L’autore e conduttore del programma, Michele Sciancalepore (nella foto), vuole cercare l’anima del teatro, conoscere che cosa ci sia nella testa, nel volto, nella voce di chi propone un’interpretazione a lungo studiata nelle battute e nelle pose. Nella sua indagine vorrebbe sapere quanto ci sia dell’artista o di un regista nel personaggio che interpreta, e quanto la parte assegnata possa aver fatto breccia su ciò che un attore sta vivendo. Proprio su questo doppio binario si concentra l’interesse delle conversazioni proposte ai telespettatori: mettendo da parte qualsiasi domanda di gossip, di curiosità sulla vita privata, punta invece a commentare in profondità il messaggio che l’opera rappresentata, generalmente drammatica o d’impegno civile, vuole lasciare al pubblico. Si capisce che il conduttore ha già visto con occhio esperto lo spettacolo. Le domande che pone sono ben preparate e sta attento alle risposte. È pronto anche a mettere da parte la scaletta per dare spazio a un attore quando, effettivamente, fa parlare il suo cuore, racconta della sua vena artistica, in quale modo sia avvenuto l’incontro con l’autore la cui opera sta interpretando. Nella sigla del programma si legge come sottotitolo “viaggi nelle (crea)azioni”, che sta a significare come l’opera dell’artista sia quella di dare voce e volto a qualcosa creato da un altro, quasi fosse ogni volta una nuova creazione di un testo già scritto e che può parlare solo attraverso l’estro di un artista. Non manca mai, inoltre, un accostamento tra il messaggio religioso e quanto si sta portando in teatro. Nei dieci anni di messa in onda sono stati davvero parecchi gli attori che si sono lasciati guardare dentro, di là di quanto mostrano sul palco. Con profondità hanno raccontato i loro retroscena di vita, non per scoprire un altarino, ma per far intravedere, oltre l’interpretazione, quale sia la loro anima artistica più originale e geniale.

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