Spiato in tv
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I toni accesi annientano il dibattito

Quattro sere della settimana sono dedicate da La7 al dibattito sull’attualità.  La domenica tocca a Bianco e nero, ennesimo talk-show condotto da Luca Telese (nella foto) e Francesca Lancini. Cambiano i nomi di questi appuntamenti televisivi, ma il contenuto resta sempre identico: chiacchiere spacciate per opinioni da parte di chi spesso non ha alcuna competenza se non quella di essere predisposto alla polemica.

Parole chiave: Bianco e nero (1), Cronache italiane (1), Spiato in Tv (180), Giuseppe Begnigni (48)
I toni accesi annientano il dibattito

Quattro sere della settimana sono dedicate da La7 al dibattito sull’attualità.  La domenica tocca a Bianco e nero, ennesimo talk-show condotto da Luca Telese (nella foto) e Francesca Lancini. Cambiano i nomi di questi appuntamenti televisivi, ma il contenuto resta sempre identico: chiacchiere spacciate per opinioni da parte di chi spesso non ha alcuna competenza se non quella di essere predisposto alla polemica. I discorsi in studio sono intervallati da servizi in esterna, con il solo scopo di avvalorare le tesi più estreme.
L’assoluta contrapposizione cromatica che dà il titolo a questa nuova trasmissione dice esattamente la filosofia che la anima: cercare ostinatamente ciò che può andare contro il pensiero di un altro. Proprio per questo non esiste dibattito, ma solo esposizione d’idee volutamente sempre più accese, non cercando minimamente dei punti di contatto o di confronto. Si procede così per rinvii sempre più pesanti da un ospite all’altro in modo che gli animi s’infiammino fino al punto di andare sopra le righe.
 Questo genere di trasmissioni piace a chi considerando il telegiornale troppo stantio e compassato, s’interessa di politica e cronaca, identificandosi in chi espone il proprio pensiero ritenendo che sia non solo il migliore, ma anche il più originale. Da parte degli intervenuti questo è un modo per farsi conoscere al pubblico e magari essere citati sui siti internet, sui social o sui giornali per una schermaglia particolarmente focosa. Alla fine della trasmissione si ha la certezza che quasi tre ore di programma non abbiano dato nessun’altra informazione per conoscere meglio ciò che è successo. I due conduttori, come sempre, alterano per esigenze di copione i ruoli prima di aizzatori, poi di arbitri e quindi di rappacificatori dei diversi intervenuti. Gli argomenti prescelti sono tra quelli che maggiormente si prestano a valutazioni di ogni tipo, creando un caso mediatico anche su fatti di minore importanza o che meriterebbero un doveroso riserbo.
Si ha qui un’ulteriore riprova che i talk-show sono la nuova forma del vecchio varietà. Là al centro vi era almeno l’esibizione di gradevoli qualità artistiche, qui ci si limita alla chiacchiera che si auspica degeneri nel litigio e talora anche nell’insulto. Tutto si è abbassato di livello: il costo, la qualità, le idee, l’impegno e anche lo share che si attesta attorno al 2%.

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