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Funzionario pubblico piduista potente e intoccabile

Giacomo Pacini
La spia intoccabile. Federico Umberto D’Amato e l’Ufficio Affari Riservati
Einaudi - Torino 2021
pp. 268 - euro 28

Funzionario pubblico piduista potente e intoccabile

Quando, a partire dal 1992, si iniziò la privatizzazione del pubblico impiego, una delle motivazioni alla base della decisione di assegnare alla pubblica amministrazione i medesimi poteri gestionali del datore di lavoro privato, risiedeva nella volontà di evitare che il cittadino-utente dovesse rapportarsi più con il singolo impiegato che con l’ufficio dove questi era incardinato, evitando così che ci si continuasse a rivolgere a chi, svolgendo una pubblica funzione, diventava indispensabile e, soprattutto, intoccabile. Sta probabilmente in quest’ultimo aggettivo il senso di La spia intoccabile. Federico Umberto D’Amato e l’Ufficio Affari Riservati, di Giacomo Pacini. L’autore ricompone rigorosamente le vicende dell’Ufficio affari riservati del Viminale a partire dal 13 ottobre 1948, giorno in cui sostituì ufficialmente la Divisione Sis (Servizi informativi e speciali) e, nello stesso tempo, di Federico Umberto D’Amato. Nato a Marsiglia, padre questore, entrato in polizia nel 1940, cinque anni dopo fu assegnato all’ufficio politico della Questura di Roma. In seguito diventò sovrintendente alla Segreteria speciale Patto Atlantico, l’anello di congiunzione dell’Italia con la Nato. Nel 1959 entrò all’Ufficio Affari Riservati del ministero dell’Interno, di cui divenne vicedirettore nel 1969. Rimosso nel 1974 dal ministro Paolo Emilio Taviani due giorni dopo la strage di Piazza della Loggia e inviato a dirigere la Polizia di frontiera, continuò ad avere notevole ascendente sull’ufficio fino alla sua chiusura nel 1978. Nominato prefetto il 22 dicembre 1977, nel 1981 risultò essere l’iscritto numero 1.643 alla P2 di Licio Gelli. Dopo la morte, avvenuta il 1° luglio 1996, il giudice Carlo Mastelloni fece perquisire la sua casa a Roma alla ricerca del suo archivio segreto che non fu trovato. Furono invece ritrovati il 17 giugno 1996, in una palazzina in circonvallazione Appia, circa 150mila fascicoli contenenti documenti, anche non protocollati, in gran parte prodotti dall’Uar. Un uomo eccentrico ed abile il quale, il 23 luglio 1981 a Virginio Rognoni, ministro dell’Interno, che gli chiedeva conto della comparsa del suo nome nelle liste della P2, rispondeva con una serie di pesanti allusioni che danno la misura di una spia a tal punto intoccabile da non essere mai stato, salvo alcuni casi isolati, attaccato dai media. Ma la sua storia e quella dell’Uar non sono solo la narrazione delle più misteriose vicende della Repubblica: è pure l’implicito riconoscimento di quel potere dei senza potere – i funzionari pubblici – che legano, attraverso il “personale patrimonio di esperienze e conoscenza” di cui scrive D’Amato nella citata risposta al ministro Rognoni, gli apparati dell’Italia monarchica alle istituzioni dell’Italia repubblicana.

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