Il Fatto di Bruno Fasani
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Quando la volgarità di certa Tv discetta su verginità e celibato

Ero ragazzo quando mi parlavano del circo Barnum. A fondarlo ci aveva pensato alla fine del 1700 un certo Phineas Taylor Barnum. Era diventato famoso perché si dice che durante i suoi spettacoli venissero esibiti, veri o presunti, personaggi mostruosi che catturavano l’attenzione del pubblico...

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Ero ragazzo quando mi parlavano del circo Barnum. A fondarlo ci aveva pensato alla fine del 1700 un certo Phineas Taylor Barnum. Era diventato famoso perché si dice che durante i suoi spettacoli venissero esibiti, veri o presunti, personaggi mostruosi che catturavano l’attenzione del pubblico. Gemelli siamesi, donne barbute, donne pesce e una vecchia schiava comprata al mercato che, con qualche trucco veniva accreditata con 160 anni di età. Maturando negli anni mi fu chiaro che a questo mondo c’è gente che pur di far soldi (oggi diremmo audience che è la stessa cosa) è disposta a tutto: a servirsi di casi umani, come se le persone fossero cose, ma anche a mistificare la realtà, per trarre in inganno gli ingenui e chi è in buona fede.
Martedì scorso, su Canale 5, è andato in onda un programma condotto da sua leggerezza, la signora Ubiquità, alias Barbara d’Urso, ovvero lo stile amorale di fare Tv, quello capace di oscillare con disinvoltura tra i toni felpati di un confessore d’anime e le praterie più spregiudicate del tutto lecito e tutto possibile. A tema erano il celibato e la verginità. E così nel nuovo circo Barnum racconti di suore incinte, di religiose a luci rosse, con tanto di figli, preti diventati donna, altri convolati a nozze col compagno, che pur scomunicati, continuano a consacrare particole (sperando che qualcuno ci creda) come se niente fosse. Insomma una finestra sulla frontiera della morale alla d’Urso, dove il tutto possibile sarebbe il nuovo verbo dell’emancipazione religiosa.
C’è voluto il carisma e l’autorevolezza di Vittorio Sgarbi per tentare di risvegliare nella signora Ubiquità un sussulto d’anima: «Sei indemoniata, hai bisogno di un esorcismo», «Fai questo programma per distruggere la Chiesa e tu sai che io credo più nella Chiesa che in Dio». Poche parole, ma appuntite come frecce, giusto per mettere alle corde la conduttrice col suo circo. E lei, quasi impalpabile sotto i riflettori che ne annullano l’identità anagrafica, diafana e sorridente a 32 denti, giusto per incanalare in un respiro profondo il pericolo di essere asfaltata dall’ospite, pronto a intrupparla nel gregge caprino. Imbarazzo, ma di poca durata, giusto per esibirsi di lì a poco, in una nuova performance, scosciata su un divano per chi volesse lustrarsi gli occhi, col belloccio di turno da baciare sulle labbra.
Così va il mondo, cari lettori. Eppure in quella puntata si voleva parlare di celibato e di verginità. Certamente una fatica, ma pur sempre un atto di donazione integrale, che domanda di guardare al Maestro, per imparare da Lui ad essere per tutti senza ritagliarsi spazi dove consumare simulazioni di altre vocazioni. E soprattutto senza trasformare le cadute di alcuni nell’impietoso razzismo di coinvolgere tutti, mettendo alla gogna la Chiesa e la sua parte migliore. Beati voi quando mentendo diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia… Chissà se nella lungimiranza profetica del Maestro era previsto che anche il tradimento di alcuni suoi figli diventasse pretesto mediatico per dileggiare la sua Chiesa.
In questi giorni che sanno di preludio elettorale, regionale o nazionale che sia, mi chiedo se il signor Berlusconi, proprietario di Mediaset, che chiede di ricompattare i cattolici intorno ai loro valori, avrà mai avuto un sussulto di coerenza guardando qualche programma delle sue emittenti, evitando di iscrivere il popolo degli italiani, grazie alle sue reti, nelle truppe delle olgettine e dei Rocco Siffredi.

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