Il Fatto di Bruno Fasani
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La palese ipocrisia di leggi inapplicabili

Se c’è una cosa di cui sono sempre più convinto è che una legge, perché sia buona necessita anche della sua applicabilità. Questo, tra l’altro, era un principio fondamentale del diritto romano, che già il giurista Gaius, nel secondo secolo d.C., sosteneva con profonda convinzione. Del resto basterebbe domandarsi: a cosa serve una legge contro il furto se poi in galera non ci va più nessuno? Ormai basta un avvocaticchio d’ufficio, nemmeno un principe del Foro come direbbe Ozpetek nelle Mine vaganti, per tirare fuori dai guai il primo maramaldo sotto processo. E a cosa serve una legge sull’accumulo delle pene, se poi abbiamo in circolazione pluripregiudicati in ogni dove? Provate a chiedere quanta frustrazione prova un poliziotto o un carabiniere che arresta uno spacciatore e la sera dopo se lo ritrova davanti col ghigno beffardo e strafottente. Pensavo a queste considerazioni mentre l’Europa annunciava che, d’ora in avanti, non sarà consentito l’uso di Whatsapp ai minori di 16 anni. Una foglia di fico. Ma neanche per coprire un sussulto di coscienza. Più probabilmente per dare forma ad una risposta attesa dalla gente contro il dilagare dell’abuso di questi strumenti da parte di adolescenti ormai senza più ritegno. Non passa giorno senza che si abbia notizia di foto o filmati osé pubblicati da ragazzini senza scrupoli e incoscienti, a danno di compagni e compagne, vittime di questa nuova forma di violenza digitale. La gente, giustamente allarmata, si domanda come arginare simili fenomeni, tanto più che è praticamente impossibile alla polizia postale violare la privacy di questa applicazione. E allora ecco l’Unione Europea che dal prossimo mese ha disposto che possa usufruire del servizio solo chi ha più di 16 anni. Era ora, dirà qualcuno. Era ora un fico, cari lettori, perché la cosa suona davvero come una grande presa per i fondelli. Oggi per aver accesso al servizio basta rispondere a una semplice domanda: sei maggiorenne? E con un clic il problema è risolto di fatto. E secondo voi un ragazzo o una ragazza di dodici anni si fa scrupolo a rispondere di sì? Va poi a controllare se è vero quanto ti ha dichiarato il soggetto che si è iscritto. In realtà la scelta è ancora più ipocrita e il legislatore lo sa perfettamente. Voi sapete che iscrivendosi a queste applicazioni si accetta che vengano messi a disposizione i propri dati, sui quali va a ravanare il mondo del marketing. Ci spiano anche quando respiriamo, pronti a venderci l’ossigeno se diamo qualche colpo di tosse. Ebbene il problema vero è che oggi Whatsapp potrebbe continuare a fornire il proprio servizio ai minori, ma non può chiedere il trattamento dei loro dati per finalità commerciali. Di conseguenza: no money, no servizio.

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