Il Fatto di Bruno Fasani
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Il fenomeno della calunnia diffuso omicidio morale che grida al cospetto di Dio

Mi raccomando sai, qui lo dico e qui lo nego... tu tientelo per te. E giù la valanga di scorticate. Cominciava e comincia spesso così la catena di sant’Antonio della maldicenza...

Parole chiave: Il Fatto (415), Bruno Fasani (323)

Mi raccomando sai, qui lo dico e qui lo nego... tu tientelo per te. E giù la valanga di scorticate. Cominciava e comincia spesso così la catena di sant’Antonio della maldicenza. Come parta è noto, dove poi vada a finire non si sa. Ma per mettere fuori combattimento una persona non c’è metodo migliore. Ho raccolto nei giorni scorsi le lacrime di una famiglia. La moglie, con qualche problema di equilibrio, è scappata di casa portandosi via il figlio di tre anni. Volendo trovare un pretesto per non vedere più il marito, si è inventata che lui abusava del bambino. Vi posso assicurare che non è così. Ma intanto l’odio corre, gli avvocati ci guazzano e il disastro è irreversibile, comunque vada a finire. Si mormora, si calunnia, si diffama. È lo sport più diffuso, praticato da sempre e da quasi tutti.
A complicare le cose ora si aggiunge anche l’odio digitale. Lo hate speech, come lo chiamano quelli che sanno. Sono commenti pieni di astio che partono dalla tastiera, quando anche lo schermo di un computer si presta a diventare il muro dietro cui tirare il sasso nascondendo la mano.
Ne sa qualcosa Barbara Palombelli, conduttrice e opinionista televisiva.
In passato non mi era particolarmente simpatica. Sempre così algida e lontana da qualsiasi gesto di empatia. Si diceva anche che era lì perché era la “marita” (nel senso che in casa era lei a portare i pantaloni) di un noto politico, il quale le avrebbe fatto imboccare, ante praevisa merita, le autostrade della notorietà e quelle della agiatezza economica. Queste le maldicenze. Poi però, la nostra Barbara, passata nel frattempo alle reti di Berlusconi, ha dimostrato di avere mestiere, anche se nei giorni scorsi è inciampata quando, parlando delle donne ammazzate dai mariti, s’è lasciata andare ad una considerazione che le ha convogliato addosso una valanga di odio digitale. Queste le parole sotto accusa: «A volte è lecito domandarsi se questi uomini erano completamente fuori di testa, oppure se c’è stato un comportamento aggressivo, esasperante anche dall’altra parte». Conosco anch’io qualche situazione davanti alla quale ringrazio il Signore di non aver beneficiato del sacramento del matrimonio. Questo non vuol dire che una moglie esasperante giustifichi un femminicidio. E neppure la Palombelli voleva dire questo, come ha tenuto a precisare, giustificandosi per queste parole, uscite probabilmente dalla cornucopia delle frasi infelici.
Ma tant’è. Questo è bastato per scatenare contro di lei una campagna di odio, diretta da quel politicamente corretto, per cui su alcuni temi bisogna ragionare e parlare solo dentro i binari del senso unico.
Era capitato anche a me qualche anno fa, pur avendo detto cose meno spinose. Avevo scritto che più che discutere se l’acqua dovesse essere bene pubblico o privato, era il caso che si cominciassero a sistemare le condotte, visto che in alcuni comuni e in alcune regioni, in particolare al Sud, le perdite raggiungevano anche il 90% della portata. Cosa avessi mai detto. Un gruppo ambientalista parrocchiale, convinto che il Vangelo sia una ideologia più che una persona, mi scatenò contro una mailbombing. Per chi non lo sapesse vuol dire un bombardamento di email, migliaia e migliaia, piene di insulti e di disapprovazione tale da impedire alla tua casella di posta elettronica di avere ulteriore spazio di utilizzo. Oggi purtroppo gira così. Ma non è ancora il peggio. Ascoltando quanto capita in qualche Comune in cui si vota il prossimo mese, ho scoperto che una lista elettorale in competizione ha fatto arrivare a tutte le famiglie fotocopie di atti giudiziari per presunti reati del candidato avversario (sempre archiviati perché insussistenti) nella speranza di demolirne la credibilità. Beh, se lo stile di un sindaco si imbratta in questo modo, sappia che ha già perso, a prescindere dagli esiti delle urne.

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