Il patriarca ortodosso Kirill, volendo far da sponda alle motivazioni portate da Putin per dichiarare guerra all’Ucraina, ha sostenuto che le regioni che la Russia vuol annettersi sono da anni a contatto con la cultura occidentale, che ne sta minando l’identità morale. Simbolo di questa corruzione sarebbero i gay pride, che legittimando il peccato come costume di vita finiscono di fatto per negare Dio, prima ancora che la sua legge. Non è il caso di scomodare la fede per chiedere a quale Dio si ispiri il patriarca per benedire le guerre. Né quale Dio abbia decretato di mandare all’inferno tutte le lesbiche e i gay, magari riservando una corsia privilegiata per il paradiso a quanti mettono il veleno agli Alexei Navalny e a tutti gli oppositori del regime. Sappiamo bene come funzionano le cose da quelle parti e la prova del nove l’abbiamo avuta questa settimana col siluramento del patriarca Hilarion, numero due nella gerarchia ortodossa, un finissimo intellettuale da anni in dialogo con la Chiesa cattolica e l’Occidente, caduto in disgrazia e rimosso in Ungheria senza tanti complimenti. Sarebbe comunque riduttivo liquidare questi episodi come problemi di morale religiosa. Il tema di fondo è in realtà il degrado progressivo della democrazia, da una parte e dall’altra. Se Putin ha da tempo gettato la maschera su come lui intenda la democrazia, è anche vero che sta serpeggiando un virus, per cui si usano i metodi democratici per arrivare al potere, salvo poi gestirlo in maniera autarchica o anche dittatoriale. Il caso di Orban in Ungheria, Bolsonaro in Brasile, ma anche la vicenda di Trump e l’assalto al Campidoglio come rifiuto degli esiti elettorali, la dicono lunga su come certa deriva stia diventando prassi anche nelle più collaudate democrazie del mondo. E da noi in Occidente? Precisato che dissentiamo sulle dichiarazioni deliranti di Putin e del suo patriarca, una domanda ce la dobbiamo porre: ma le nostre democrazie sono in buona salute? E quando faccio questa domanda penso che in democrazia dovrebbero essere riconosciuti i diritti e le libertà di tutti i cittadini, nell’orizzonte del bene comune che non deve mai essere messo in secondo piano. E allora mi tornano alla mente alcuni episodi che mi portano a riflettere. Pochi giorni fa a Cremona, durante la manifestazione del gay pride, viene portata a spasso per le strade una statua della Madonna a seno nudo, creando non poca sofferenza nella comunità cristiana e civile del luogo. In una democrazia degna di questo nome, il rispetto dei diritti Lgbt non dovrebbe accompagnarsi anche al rispetto della fede altrui, evitando sceneggiate sacrileghe e un chiaro vilipendio alla fede cristiana?Un secondo episodio. Questa volta a Verona, solo qualche sera fa. Una pattuglia intercetta un giovane sopra un motorino, che risulta rubato e senza targa. Dopo una corsa folle attraverso diversi quartieri, finalmente la polizia riesce a bloccare il delinquente. È un marocchino di 19 anni, pluripregiudicato. Nel suo garage trovano abbondante materiale che la dice lunga su cosa faccia nella vita. E come se non bastasse, prende a calci e pugni i malcapitati che lo stanno per arrestare. Sapete come è andata a finire? Processato per direttissima, è in giro libero come un fringuello. Perché il magistrato ha deciso che va bene così. Mi metto nei panni dei poliziotti tornati a casa ammaccati. Mi metto nei panni di chi è stato derubato della moto. Mi metto nei panni dei cittadini che vanno in giro con paura. Secondo voi, che democrazia è mai questa? E se uno finisce per sentire il desiderio dell’uomo forte al potere, non è anche questo un pericoloso scricchiolio della democrazia? Fermarsi in tempo non è questione di destra. È mettere al sicuro un bene oggi purtroppo a rischio.