Il Fatto di Bruno Fasani
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Fondamentalismo islamista, fondamentalismo razionalista

I caprai tagliagole islamisti ci hanno dichiarato guerra. Papa Francesco ha risposto, con serafica compostezza, dicendo che noi non siamo in guerra con alcuno. Se nella storia questo è accaduto, è successo perché ci si era dimenticati che il cristiano è fatto a immagine e somiglianza di Dio, finendo per trasformare Dio a immagine e somiglianza dell’uomo, ovvero potente e fetente. Come l’uomo quando si sente un padreterno...

Parole chiave: Il Fatto (417), Bruno Fasani (325), Islam (3), Papa Francesco (112)

I caprai tagliagole islamisti ci hanno dichiarato guerra. Papa Francesco ha risposto, con serafica compostezza, dicendo che noi non siamo in guerra con alcuno. Se nella storia questo è accaduto, è successo perché ci si era dimenticati che il cristiano è fatto a immagine e somiglianza di Dio, finendo per trasformare Dio a immagine e somiglianza dell’uomo, ovvero potente e fetente. Come l’uomo quando si sente un padreterno.
Ora, temendo che papa Francesco sia troppo buono e quindi incapace di difendere la nostra civiltà cristiana, sono scesi in campo i chierichetti della dea ragione. Quegli atei convinti, devoti di Voltaire, che nei media, nelle scuole, nelle università, nei salotti che contano e in ogni ambito della chiacchiera, professano una laicità che, solo a sentir parlar di Dio, le viene l’orticaria.
Ed ecco che improvvisamente questa laicità sembra impadronirsi delle parole di Benedetto Croce, sul fatto che “non possiamo non dirci cristiani”. Come se ci fosse venuta meno la terra sotto i piedi, incalzati dalla percezione che siamo minacciati alle fondamenta delle nostre tradizioni, della nostra cultura giuridica, di un patrimonio di democrazia. Quei valori sprigionati dal vangelo, come fraternità, libertà ed uguaglianza di tutte le creature, di cui si è impadronito il laicismo moderno. Il tutto mentre cresce il diffondersi della cultura islamica, spesso lontana anni luce da questi valori, ma ben concimata dalle ceneri lasciate sul terreno dall’incendio causato dal fuoco della sola ragione. Quella che ha seppellito Dio facendone una questione da minorati. La dea ragione che è salita in cattedra predicando l’uguaglianza con la ghigliottina. Tutti uguali sotto la sua lama: regine e cardinali, preti e delinquenti. Una ragione sempre pronta a partorire idoli frutto della mente e del potere umano, come i nazionalismi, quelli che ci hanno regalato una prima guerra mondiale, in attesa della Seconda, con 50 milioni di morti. Senza risparmiarci il mito della razza e quello della lotta proletaria comunista. Una scia di sangue di cui si avverte ancora l’afrore che ristagna nelle menti di qualche esaltato. Oggi è il dio mercato a renderci tutti servi con la pubblicità di cui siamo diventati lubrificante, omologati come se ci avessero dato le pillole di Murti-Bing, quelle del romanzo Insaziabilità, per farci ragionare e vivere tutti allo stesso modo.
Oggi la dea ragione e i suoi chierichetti hanno trovato l’ultimo Eldorado nel mito della scienza e della tecncica. Qualcuno parla di tecnofascismo. Non tutto il possibile è bene, si diceva un tempo. Oggi possibile e bene si identificano. Abbiamo buttato in vacca la natura e, con essa la famiglia. Quantomeno ci stanno provando, perché ciò che è di natura per fortuna si rigenera. Un tempo si diceva che non tutto il male viene per nuocere. Amaramente e fortunatamente vero.

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