Editoriale
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E per secondo fritto misto di insetti croccanti

Una domenica sera estiva sul balcone di casa cercavo di intercettare qualche refolo ristoratore di aria fresca quando la mia attenzione è stata attratta da un nugolo di moscerini e insetti che ronzavano sotto il lampione dell’illuminazione pubblica...

Una domenica sera estiva sul balcone di casa cercavo di intercettare qualche refolo ristoratore di aria fresca quando la mia attenzione è stata attratta da un nugolo di moscerini e insetti che ronzavano sotto il lampione dell’illuminazione pubblica. Insieme ad essi un pipistrello che evidentemente deve essersi garantito una lauta cena, visto che può arrivare ad ingoiare alcune migliaia di insetti a notte.
Tutto avrei pensato ma non di poter diventare un potenziale competitor dei chirotteri. Infatti il giorno dopo nientemeno che sul palcoscenico dell’Expo di Milano è stato presentato il Libro bianco sugli insetti commestibili opera di Società Umanitaria, Università di Milano, dell’Insubria e Cattolica di Piacenza. Secondo questa ricerca l’utilizzo di entomi come cibo può essere una valida soluzione al problema della fame nel mondo, in quanto questi animali solitamente visti con fastidio in Occidente, sono invece fonte significativa di proteine. Inoltre il loro allevamento ha un impatto minimo sull’ambiente, visto che domanda superfici ridotte (ma si spera isolate rispetto alle abitazioni), poca acqua e genera pochissime sostanze inquinanti. Per non parlare del fatto che potrebbe pure diventare un’opportunità per imprenditori amanti di questo particolare genere faunistico. Insomma, tra un po’ nutrirci di locuste fritte, falene in umido, grilli in teglia, cavallette al miele e pure zanzare alla griglia (cottura al sangue, naturalmente) potrebbe diventare un’alternativa… alla solita minestra.
Se avete ancora stomaco per proseguire la lettura – magari in qualità di devoti se non proprio emuli delle abitudini alimentari di san Giovanni Battista – e non avete già girato pagina, segnalo che sinora sono state censite nel mondo 1.900 specie commestibili e sono circa due miliardi le persone in 90 Paesi, soprattutto in Asia e Africa, che consumano insetti. Esse testimoniano che il loro gusto, a seconda della specie, varia da quello del pollo a quello del crostaceo, di cui molti hanno una consistenza simile. Pare che in Estremo Oriente una locusta caramellata venga preferita dai bambini allo zucchero filato. Contenti loro... In Europa la produzione e il commercio per uso alimentare sono tollerati in Belgio e Olanda e tra poco in Svizzera. A settembre l’autorità europea per la sicurezza alimentare emanerà il suo verdetto sulla possibilità di allevare e consumare una decina di specie, tra cui grilli, coleotteri e locuste. Dopodiché, in caso positivo, verrà elaborata la normativa destinata a garantire sicurezza e tracciabilità della filiera. Insomma, se uno vorrà acquistare insetti per cibarsene, questi dovranno provenire unicamente da allevamenti controllati ed essere di determinate specie. In attesa di registrare le vibrate proteste dei produttori di insetticidi, lasciamo gli entomofagi ai loro discutibili gusti, auspicando altresì qualche rimedio più umano per cercare di risolvere la questione della fame nel mondo, a cominciare da una più equa distribuzione delle risorse, dalla riduzione degli sprechi e dall’adozione di programmi di sviluppo sostenibile.

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