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Cazzano rivuole il suo affresco

Oggi è conservato nei depositi delle Gallerie dell'Accademia, a Venezia, non visibile al pubblico. Tanti, nel piccolo paese della Valtramigna, vorrebbero riportarlo a casa

Parole chiave: Affresco (1), Francesco Morone (1), Patrimonio artistico (1), Arte (32), Cazzano di Tramigna (2), Comunità (21)
Cazzano rivuole il suo affresco

Cazzano di Tramigna rivuole il suo tesoro: un affresco cinquecentesco che ritrae una Madonna con Bambino e san Rocco, commissionato al pittore rinascimentale veronese Francesco Morone. Realizzata nel 1517 sulle pareti di casa Steccanella (già Corradini) – attuale sede della casa di riposo, in piazza Matteotti – l’opera è conservata nei depositi delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, non visibile al pubblico.

Riportare a casa l’affresco ritrovato, inserirlo nel suo contesto originario e renderlo fruibile a tutti è la proposta emersa sabato scorso in paese, durante un affollato incontro al patronato parrocchiale Mino Turco, con oltre 150 persone presenti. L’occasione è stata la presentazione del libro San Giorgio. Una rivelazione in Valtramigna(Gianni Bussinelli Editore), accurata indagine di quasi 300 pagine che ripercorre la storia della chiesa parrocchiale di San Giorgio e della comunità locale. 

Fra le tante le curiosità riportate a galla dagli autori Renato Molinarolo Daniela Noli – entrambi originari di Cazzano e custodi della memoria del paese, con varie pubblicazioni all’attivo – c’è proprio quella legata all’affresco, staccato e trasferito su tela nel 1908. L’architetto Molinarolo ha scavato a fondo per ricomporre le vicende legate alla Madonna di Cazzano, eseguendo dei raffronti con altre opere d’arte. Impressionante è la somiglianza del Gesù Bambino benedicente con uno realizzato nel 1515 dal Morone e conservato al Museo di Castelvecchio (si tratta della Madonna in trono col Bambino e i santi Giuseppe, Girolamo, Antonio abate e Rocco). «La diversità tra i due affreschi è minima: verosimilmente il Morone potrebbe aver sfruttato degli espedienti in voga nel ’500, usando per più di una volta il cartone preparatorio», ipotizza Molinarolo. 

Di sicuro, il Morone conosceva Cazzano: il nonno Agostino, infatti, aveva sposato una donna del posto. Ma c’è chi azzarda un’ulteriore ipotesi. «Un altro Bambino, molto simile a questi due, fu dipinto nella pala Centrego, collocata nella chiesa cittadina di Sant’Anastasia, da Gerolamo Dai Libri, pittore e miniaturista coetaneo e sodale del Morone – rileva l’ex soprintendente reggente ai Beni ambientali di Verona Mauro Cova–. I due, fraterni amici, nell’estate del 1517 lavorarono in zona, nell’abbazia di San Zeno a Cellore di Illasi: l’affresco di Cazzano potrebbe essere quindi il frutto di una stretta collaborazione fra due mani di valore. Vista la forte assonanza con la pala Centrego, il Bambino si potrebbe ricondurre addirittura a Gerolamo Dai Libri». 

L’affresco, commissionato “per voto e devozione” da tal Bernardino fu Corradino, oggi si presenta incompleto, ma non per questo meno stupefacente. Manca la porzione sinistra, che in origine doveva rappresentare un san Sebastiano; resta però una dolcissima Vergine col Bambino, affiancata da San Rocco, protettore degli appestati.  

Un’altra Madonna indagata nel libro è la statua lignea d’inizio Cinquecento conservata sull’altare sinistro della chiesa parrocchiale, oggetto di grande devozione popolare. Negli anni ha subito diversi adattamenti: nata con una posa orante, con le mani giunte e Gesù in grembo, fu poi adattata alla moda delle “Madonne vestite”; le furono asportate mani e avambracci e ridotta la circonferenza del busto per facilitarne la vestizione. «La Madonna non è stata vandalizzata, forse amata troppo», riconosce il restauratore Maurizio Tagliapietra, che l’ha risanata nel 2000. 

Interessanti sono poi le tracce dell’antica pieve di Illasio, la cui sede primitiva è individuabile nella parrocchiale. «Ora possiamo dire che fino alla prima metà del XVI secolo la pieve aveva sede a Cazzano e non a Illasi, come invece finora ritenuto – spiega Noli –. Inoltre l’attuale parrocchiale, innalzata intorno agli anni Sessanta dell’800 su progetto dell’architetto don Angelo Gottardi, appare come una chiesa matrioska: è sorta sull’area di una precedente chiesa, racchiudendone i muri laterali e conservando i resti di un fabbricato del XII secolo». Una ricca stratificazione, a cui si aggiungono altre tangibili testimonianze di fede. «San Giorgio, circondata come sentinelle dalle tre chiese di San Felice, San Pietro in Briano e San Colombano, racconta assieme ad esse una secolare e ricca storia cristiana», constata l’amministratore parrocchiale don Piergiorgio Mirandola. A questi luoghi resta affezionato pure il cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, il cui papà era originario di qui: la sua introduzione, accanto a quella del vescovo di Verona mons. Giuseppe Zenti, apre il libro, corredato da straordinariefotografie di Ana Stanciu. 

San Giorgio. Una rivelazione in Valtramignaè stato dato alle stampe grazie al sostegno di vari sponsor, col patrocinio del Ministero dei Beni Culturali e della Regione Veneto, degli Archivi di Stato di Venezia e di Verona, dei Comuni di Cazzano di Tramigna e Illasi; per chi lo desiderasse, alcune copie sono disponibili in parrocchia. 

«In Valtramigna ci sono tesori artistici da far conoscere di più: se fossero in città, le file di visitatori sarebbero interminabili – chiosa la guida turistica Katia Galvetto –. Le pubblicazioni finora presentate danno un contributo importante alla conoscenza: all’appello manca solo un lavoro di ricerca su Campiano e la sua chiesa, dedicata a San Bernardo, che ci auguriamo venga presto realizzato».

 

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