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Al teatro Nuovo "Si nota all’imbrunire (Solitudine da paese spopolato)"

Al teatro Nuovo da martedì 14 a domenica 19 gennaio in scena lo spettacolo Si nota all’imbrunire (Solitudine da paese spopolato) con Silvio Orlando.

Al teatro Nuovo "Si nota all’imbrunire (Solitudine da paese spopolato)"

Ironia e tristezza caratterizzano il prossimo appuntamento de “Il Grande Teatro”, che vede il ritorno sul palcoscenico del Nuovo, dove cinque stagioni fa fu il protagonista de La scuola di Daniele Luchetti, di Silvio Orlando (nella foto), in scena da martedì 14 (ore 20.45) a domenica 19 gennaio (ore 16). Lo spettacolo Si nota all’imbrunire (Solitudine da paese spopolato) porta la firma di una delle voci più apprezzate nel panorama dell’emergente drammaturgia italiana, Lucia Calamaro, che del testo è anche autrice. Accanto a Orlando, Roberto Nobile, già parte del cast del film La scuola (1995), Riccardo Goretti, Alice Redini e Maria Laura Rondanini.
Si racconta la storia di Silvio Calamaro, che non casualmente riprende le generalità del nome dell’attore e del cognome dell’autrice-regista, medico in pensione che, rimasto vedovo da un decennio, da tre anni vive in volontaria solitudine, lontano da tutto e da tutti, in un villaggio di campagna, abbandonato e spopolato come il suo paese interiore. Si è ritirato dalla vita sociale, di cui forse non riesce più a sostenere le ritualità, e ha rinunciato ai rapporti con gli altri, anche con i figli, espressione a loro volta di disagi e nevrosi, e con il fratello. Questi, che non gli sono più familiari ma sono divenuti gli estranei più dolorosi, tentano di smuoverlo dall’inedia e dall’immobilità in cui è caduto, ma il finale a sorpresa aprirà anche un’altra chiave di lettura e porterà lo spettatore ad interrogarsi sui fattori che hanno portato il protagonista, emblema dell’uomo contemporaneo, a questo radicale isolamento.
«Questo spettacolo – dichiara Lucia Calamaro – trova le sue radici in una piaga, una maledizione, una patologia specifica del nostro tempo che io, personalmente, ho conosciuto anche troppo. La socio-psicologia le ha dato un nome: solitudine sociale. Essere isolati dalla società è un male oscuro e insidioso. Tutti noi, in quanto esseri umani, abbiamo bisogno del contatto con gli altri. La preoccupazione insorge ancora di più se si pensa che questa “solitudine estrema” sta dilagando. Al punto che la Francia ha istituito la “giornata della solitudine” e l’Inghilterra ha addirittura creato un ministero della solitudine. Spero tanto che dopo avere visto questo spettacolo, magari la sera stessa all’uscita o l’indomani, qualche spettatore chiami di nuovo quel padre, quella madre, quel fratello, quel lontano parente o amico che si è isolato e lo vada a trovare per farlo uscire di casa. O per fargli solamente un po’ di compagnia».
Dello stesso auspicio si fa interprete Silvio Orlando che, nelle due ore di messinscena, si cala nel labirinto dei pensieri del personaggio, affetto da quella che lui chiama “l’anoressia dell’anima”, malattia dell’incomunicabilità che colpisce, purtroppo, anche tanti altri “Silvio Calamaro” delle nostre città, pensate non per incontrarsi né per creare relazioni autentiche.

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