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«Cosa prende?»: la cucina su ruote che aiuta i giovani

di ADRIANA VALLISARI

Grazie a questo furgoncino rosso, acquistato col progetto "Food loop", li si avvicina al mondo del lavoro

Parole chiave: Food loop (1), Neet (1), I Piosi (2), Cooperativa sociale (13), Adoa (20), Sociale (19)
«Cosa prende?»: la cucina su ruote che aiuta i giovani

di ADRIANA VALLISARI

Pasta alla boscaiola, con salsiccia e funghi, oppure, per stare più leggeri, le più estive pasta al pomodoro, con capperi e olive, e insalata di farro con pesto, mais e verdure. Il tutto servito direttamente da un food truck, ovvero un furgoncino attrezzato con fuochi, piastra, friggitrice e frigoriferi.
È stata davvero “buona la prima”, come si suol dire, la partenza di “Food loop”, un progetto di ristorazione su ruote che mira a dare opportunità ai cosiddetti “Neet”, ovvero giovani che non studiano e non lavorano. L’originale iniziativa rientra nel “Progetto Oh! (Opportunity Hub!)”, finanziato da Fondazione Cariverona e gestito dalla cooperativa sociale “I Piosi” di Sommacampagna insieme ad altri partner: 311 Fondazione Edulife, Penta Formazione, Adoa (Associazione diocesana opere assistenziali), Fondazione Gobetti di San Pietro di Morubio e Fondazione Dal Corso di Sona; negli spazi di quest’ultima, prossimamente verrà realizzato un centro di cottura che fungerà da laboratorio di ristorazione e da base operativa per ogni spostamento del truck.
Il battesimo cittadino del veicolo rosso che porta il cibo su strada è avvenuto martedì 21 giugno, in lungadige Galtarossa, nel piazzale di 311, lo spazio collaborativo di coworking e di condivisione formativa in cui, nei mesi scorsi, i ragazzi coinvolti nel progetto sono stati formati da educatrici e manager di Fondazione Edulife. Sono 5 i tirocinanti che, in estate, si alterneranno a bordo del mezzo per servire i clienti: per i prossimi due mesi stazioneranno nel piazzale dell’ex Galtarossa, dalle 12 alle 14. Proporranno ogni giorno un menù diverso, ordinabile sul momento oppure in anticipo, tramite l’App “xMenù”, che consente di evitare l’attesa o di farsi arrivare il cibo a domicilio.
Ad affiancare i ragazzi ci sarà sempre Stefano Santilli, cuoco con un passato nella ristorazione messo a disposizione di questo nuovo progetto sociale che ha come capofila “I Piosi”, realtà con cui lui collabora da tre anni. «I ragazzi sono stati davvero bravi – spiega il coordinatore operativo, alla fine della prima giornata di servizio, affiancato dai tirocinanti Marwen e Dhurim –. Sotto la mia supervisione collaborano prima all’allestimento della cucina, quindi al servizio e poi al riordino, una volta finito il turno: cimentarsi in cucina li aiuta non solo a imparare un mestiere, ma anche ad apprendere delle regole e a immaginare un futuro lavorativo».
I destinatari sono infatti ragazzi tra i 16 e i 25 anni non inseriti in processi formativi o in ambito lavorativo: partendo da questo percorso di tirocinio potranno spiccare il volo e vivere delle esperienze occupazionali più strutturate. Cosa che, data la carenza di manodopera nella ristorazione, potrebbe concretizzarsi senza troppe difficoltà. «Il progetto è ripartito dopo una pausa dovuta alla pandemia, con un focus sul cibo da strada – racconta Luigi Martari, direttore della cooperativa sociale –. Quest’anno è maturata l’idea di dare continuità al progetto, avviando una vera e propria attività ristorativa con l’acquisto del food truck; speriamo che il progetto “Food loop” possa durare per molti anni, generando opportunità per tutte le persone coinvolte».
È uno sbocco piuttosto nuovo anche per “I Piosi”, che hanno alle spalle un’esperienza trentennale nel mondo della disabilità (la coop gestisce servizi diurni e residenziali per 70 persone); da qualche anno, però, la cooperativa ha avviato dei servizi ristorativi, come il catering “Party service”, mediante il quale noleggia piatti e stoviglie lavabili per eventi. «Nell’esperienza che stiamo vivendo stiamo notando che è fondamentale creare delle condizioni in cui i ragazzi possano esprimere le proprie capacità e dar sfogo ai loro interessi e passioni, in modo che si sentano protagonisti del proprio percorso di vita, tanto da scegliere di fare fatica per provare a realizzarlo – sottolinea Martari –. Nel contempo è importante star loro vicini permettendogli di sbagliare, per poi sostenerli e aiutarli a ripartire con maggiore entusiasmo. Ovviamente non sempre ci si riesce e non tutti trovano subito la propria strada, ma è evidente che apprezzano il tipo di approccio e l’occasione di potersi sperimentare».

La parola chiave dunque è coinvolgimento. Il nome “Food loop”, tra l’altro, è nato proprio dall’idea di alcuni dei partecipanti. «Una volta visto il truck personalizzato, sono stati felicissimi di veder realizzata una loro proposta», conclude il direttore. A giudicare dall’esordio, gli ingredienti per far diventare quest’esperienza di integrazione socio-lavorativa un mezzo di inclusione e di economia circolare non mancano. 

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