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Si festeggiano i 250 anni dalla nascita di santa Maddalena di Canossa

di AMEDEO CENCINI

Fondatrice degli Istituti delle Canossiane e dei Canossiani e figlia della Chiesa veronese

Si festeggiano i 250 anni dalla nascita di santa Maddalena di Canossa

di AMEDEO CENCINI *

Il 1° marzo celebriamo il 250° anniversario della nascita di santa Maddalena di Canossa, fondatrice degli Istituti delle Canossiane e dei Canossiani e figlia della nostra Chiesa veronese, “madre” e terra feconda di tanti carismi.

Commemorare è sempre operazione un po’ ambigua, tesa com’è tra il ricordo doveroso d’un evento significativo, ma ormai passato, e la tentazione subdola di celebrare alla fine se stessi, magari per riscattare un presente scaduto di tono. Si esce dall’ambiguità quando la memoria del passato fa riscoprire le proprie origini e identità, e spinge a rimotivare in modo creativo appartenenza e fedeltà.

Scherzando sulle nostre radici, noi – figlie e figli di Maddalena – siamo soliti dire che siamo... dei “nobili decaduti”. In realtà passando davanti a Palazzo Canossa, col suo solenne stile rinascimentale, in corso Cavour, a poche centinaia di metri dall’Arena e sulla sponda destra dell’Adige, verrebbe da pensare a una certa nobiltà, nella quale è nata la nostra fondatrice, magari con una punta di nostalgico rincrescimento. Specie se si dimentica che con quella nobiltà la “marchesa” Maddalena di Canossa non s’è mai identificata. Anzi, molto presto ha scelto di lasciarla proprio (o di “decadere” da essa), andando a vivere altrove e in ben altri contesti, molto meno “nobili” all’apparenza. Quasi avesse scoperto un’altra misteriosa nobiltà, in sé e nell’altro, che merita la totale dedizione della sua persona, e pensando di coinvolgere altri in questo servizio: credenti nella naturale dignità dell’essere umano, d’ogni essere umano, specie di chi è tentato di non credervi, o la cui dignità è offesa e violata per mille motivi.

Altro che nobili decaduti, dunque! Eppure, al tempo stesso, Maddalena rappresenta non solo chi si pone al servizio di chi è stato ferito dalla vita, ma colei che tutto questo lo fa sempre da persona nobile, non quale ella era, ma quale lei è diventata, con tratto elegante e finezza d’animo, con cuore pieno di compassione e la libertà di condividere il dolore dell’altro, soffrendo assieme a lui. E non per semplice benevolenza o benigna concessione, magari facendo cadere dall’alto il proprio dono, ma perché attratta dalla misteriosa nobiltà dell’altro. Come se in lei e nel suo gesto s’incontrassero in un vincolo indissolubile e reciproco, per quanto misterioso, due nobiltà: la sua e quella altrui. Grazie alla medesima origine divina!

Che bella lezione in questi tempi di smarrimento della dignità umana fino al punto dell’abuso d’essa, abuso del proprio ruolo, della vocazione, del mistero che siamo, persino di Dio...

È impossibile, allora, commemorare santa Maddalena senza restare colpiti dalla sua vera nobiltà, quella scoperta e vissuta e consegnata a noi. C’è un bell’esempio nella nostra storia canossiana di questa nobiltà ritrovata: santa Bakhita, la prima santa canossiana. Che ha fatto un percorso contrario a quello della fondatrice, in qualche modo partendo dal basso, o da una esperienza di svilimento/annullamento totale della propria dignità.

La nostra prima santa è una bambina rapita ai genitori e cui sono sottratti all’improvviso infanzia, affetti e persino identità (non sa più il suo nome, la chiameranno ironicamente Bakhita, che vuol dire “fortunata”), e poi resa schiava, vittima d’abusi, ridotta a merce sul mercato, e alla fine migrante, migrante di colore... Avrebbe potuto deprimersi o arrabbiarsi con la vita, e invece Bakhita-Fortunata vuole bene attorno a sé e si lascia benvolere, e proprio nella libertà del cuore che sa amare sempre e comunque, anche chi l’ha offesa e ferita, scopre il vertice della nobiltà umana, non solo della sua ma pure dell’altro, di chi l’ha umiliata.

Proprio pensando a loro giungerà a dire: «Se incontrassi i miei rapitori e carcerieri, bacerei le mani che m’hanno torturato, perché grazie a questa storia ho potuto poi incontrare il Signore e divenire cristiana e religiosa». Ecco come fare memoria di santa Maddalena!

* Canossiano

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