Chiesa
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Il sorriso di Dio che conquistò il giovane Samuele

di LUCA PASSARINI
Don Zanchi: dalla natìa Montorio ora a Lavagno

Il sorriso di Dio che conquistò il giovane Samuele

di LUCA PASSARINI

Dio è bello, simpatico, sorride, ti vuol bene”. Questa è stata la grande scoperta per la vita di don Samuele Zanchi, 35 anni, e ciò che lo guida nel suo ministero sacerdotale, che da poco lo vede parroco di San Briccio e San Pietro di Lavagno. Nato a pochi chilometri di distanza in linea d’aria, nella parrocchia di Montorio ha vissuto le normali esperienze dell’iniziazione cristiana, con la catechesi, la partecipazione alla celebrazione eucaristica domenicale, il servizio di chierichetto e il cammino di preparazione alla cresima. Crescendo, la passione e l’impegno con la squadra di pallavolo, lo ho portato ad allentare la presenza in parrocchia e in particolare a rinunciare al gruppo adolescenti e alle esperienze da animatore.
Ricorda: «Importanti in questa prima fase sono state le testimonianze di fede da parte della mia famiglia, in particolare da mia mamma, che vedevamo pregare e ci portava a Messa, e di quella della ragazza con cui ci siamo frequentati negli ultimi anni di scuola superiore: mi hanno contagiato del desiderio di vivere la fede perché qualcosa di bello e di utile, per così dire, per andare avanti nella vita».
Nell’estate della maturità, il curato della sua parrocchia gli chiese se potesse dare la sua disponibilità a vivere come animatore il camposcuola dei ragazzi dell’età delle medie, dato che molti suoi coetanei erano già impegnati con la Giornata mondiale della gioventù di Colonia 2005. Ci racconta don Samuele: «È stata un’esperienza bella e allo stesso tempo molto normale. Dentro mi ha lasciato la sensazione di essermi sentito voluto bene, non per quello che ho fatto o per qualcosa di speciale, ma perché ci sono stato nella normalità, convivendo con loro quei giorni in semplicità».
Un momento particolare, però, lo ha vissuto dentro quella settimana, con il curato che gli ha cominciato a parlare di Seminario e a chiedergli se non ci aveva mai pensato: «Subito gli ho detto che i miei progetti erano ben altri, ma pur di cambiare discorso e orizzonte gli ho detto che mi sarei reso disponibile per fare l’animatore degli adolescenti. Eppure, tornato a casa, questa sua domanda mi è rimasta dentro. Un po’ tutto l’insieme mi ha donato grande gioia, una riscoperta bella della fede e mi ha portato a pregare di più, accorgendomi che questo procurava cambiamenti nella mia vita».
Tornato qualche settimana dopo dal curato, gli ha chiesto il perché di quel discorso al camposcuola, ed è iniziato un cammino di accompagnamento. In quei mesi il legame con il Signore si faceva sempre più forte e determinante per Zanchi, anche con la frequenza all’Eucaristia feriale quando era possibile, mentre quello con la ragazza andava un po’ scemando. L’ingresso in Casa San Giovanni Battista e l’inizio del cammino verso il presbiterato lo hanno confermato nel fatto che stare con il Signore dona felicità e che la sua vita poteva essere spesa proprio per farlo scoprire o riscoprire alle altre persone: «Desideravo che tutti vedessero la gioia che viene da Dio, si aprissero a Lui e che insieme camminassero con Lui. Anche adesso lo scopo delle mie giornate è cercare di comunicarlo a tutti e dare l’opportunità ad ogni persona di fare questa esperienza».
Riconosce poi che gli anni in Seminario lo hanno fatto crescere in molti aspetti: «Accogli e assapori la bellezza dei tempi di preghiera, della liturgia delle ore e della meditazione, con la sfida di darsi una regola di vita; la comunità evidenzia punti di forza e deboli, oltre che limare alcuni aspetti del carattere; il confronto con gli educatori, sempre all’insegna della fiducia, ti fa cogliere aspetti importanti che da solo non sapresti vedere né elaborare; lo studio della teologia aiuta a rendere più matura la fede e dare ragione a ciò che credi».
Significativi nel suo cammino di formazione sono stati anche il servizio pastorale nella parrocchia di Santa Maria Immacolata, facendo una bella esperienza di vita comunitaria con la gente e in particolare di fraternità in canonica, e i due anni di assistentato presso la comunità del Seminario minore: «È stata un’immersione nella realtà e una grande occasione in cui crescere nella paternità e nel prendersi cura degli altri, di chi ti è affidato, che in fondo è il fondamento del ministero presbiteriale».
Ordinato sacerdote il 24 maggio 2014, riconosce con gratitudine di aver mosso i primi passi, spesso i più difficili, in una bella situazione, nella parrocchia di Legnago e con un parroco che gli ha voluto bene e gli ha dato fiducia, con cui era bello condividere e collaborare, pur nella distinzione degli ambiti. «Mi accorgo – ci rivela don Samuele – che il mio modo di essere prete ora è formato in parte dal mio carattere e dalla mia storia personale, ma molto anche dai preti che mi sono stati vicini in questi anni, pure se molto diversi tra loro. Riconosco in particolare che alcuni hanno lasciato in me la traccia della loro fedeltà alla quotidianità del prete, fatta anche di correre verso le persone e gli ammalati; altri mi hanno trasmesso la gentilezza e la delicatezza di chi butta sempre il seme ma poi non si fa invadente e non è impaziente, sapendo che tutte le cose hanno bisogno di tempo per maturare. Altri ancora hanno arricchito i miei modi di quegli aspetti di attenzione e cura per le persone che si manifestano anche nel cercare di valorizzare tutti e far esprimere i singoli e i gruppi».
Ci confida, infine, come il suo cammino vocazionale abbia sorpreso molte persone attorno a lui, ma anche sé stesso: «Non lo avrei mai pensato fino ai vent’anni, ma davvero in questo ministero sono felice e gli altri notano questa felicità. A volte mi sento come il bambino che porta la sua piccola merenda a Gesù, rendendo possibile la moltiplicazione dei pani e dei pesci, e rivelando a tutti come il poco di ciascuno può cambiare le cose».

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