Conosciamo i sei nuovi pastori della Chiesa veronese: don Filippo Avesani
SAN FRANCESCO D'ASSISI ALL'ARSENALE
Riguardare a ritroso il cammino percorso genera una specie di vertigine: sembra impossibile sia passato tutto questo tempo, siano successe tante cose...
Oggi, a 27 anni, guardandomi indietro vedo tanta grazia seminata nel tempo, intessuta di volti e situazioni molto diverse. Tutto nasce con il germinare della mia fede nella mia numerosa famiglia e nel Cammino neocatecumenale: in questo contesto, grazie agli incontri settimanali e le grandi avventure giovanili dei pellegrinaggi, verso i 15 anni mi raggiunge una chiamata forte: “Filippo, perché non prete?”. Seguono gli anni al Maffei, e il cammino vocazionale alterna momenti di grande entusiasmo (con destinazione uno dei Seminari missionari del Cammino) a forti battute di arresto e cambiamenti di idea fino a mettermi con una ragazza.
Ma ecco la svolta: anno della maturità, 2016, Gmg di Cracovia, l’incontro forte e indelebile con il Signore Risorto e il suo amore per la mia vita fragile, la scelta di lasciare la morosa ma di attendere ancora un poco ad entrare in Seminario per discernere se partire verso la missione col Cammino o rimanere in diocesi. Frequento così la facoltà di Lettere e inizio il cammino delle 10 Parole. Durante questo percorso la chiamata si fa sempre più limpida, così chiedo di entrare in Casa San Giovanni, l’anno propedeutico del Seminario.
Gli anni di formazione scorrono intensi, ognuno con il suo bagaglio di nuovi fratelli da conoscere, persone da incontrare, passi personali da vivere, cose da scoprire nello studio; diversi anche i luoghi in cui vivere il mio servizio: due anni, nel fine settimana, nella parrocchia di Cadidavid, uno come assistente alle medie nel Seminario minore, uno al servizio del Cpag nel Gruppo della casa; in tutto questo mi laureo anche in Lettere.
Pian piano ricevo i primi sì della Chiesa nei diversi passaggi vissuti fino all’ordinazione diaconale, il grande dono del ministero che il Signore mi offriva di vivere nel celibato e nel servizio alla sua Chiesa.
Oggi, dopo un anno a Rivoltella del Garda, sto per ricevere il grande dono del presbiterato, che mi supera immensamente: negli occhi e nel cuore ho i volti di tantissimi fratelli e sorelle che in questi anni mi hanno accompagnato donandomi la loro amicizia, facendomi comprendere nella strada fatta assieme che questo cammino da vertigine è davvero una sentiero battuto dalla Provvidenza di Dio! È Lui che mi chiama oggi a donarmi tutto per la sua bella Chiesa, per la Chiesa di Verona, in questo passo che chiude sì un tratto della mia vita ma che diventa il primo passo di un nuovo cammino tutto da scoprire.
LA TESTIMONIANZA
La risposta definitiva (guardando dove metti i piedi)
Conosco Filippo da quando eravamo studenti delle scuole medie, da quando abbiamo frequentato le catechesi iniziali di quell’itinerario di formazione cristiana che è il Cammino neocatecumenale. Quest’esperienza di forte comunione e spiritualità ci ha unito al punto che, oggi, posso considerare Filippo non soltanto un amico, ma anche e soprattutto un fratello. Da quel momento sono state moltissime le occasioni in cui abbiamo giocato, scherzato, conversato degli argomenti più disparati (spesso fino a notte fonda, nell’atrio del suo condominio); moltissimi sono stati i momenti di grande intensità spirituale vissuti assieme. Tra i vari, ne ho scelto uno.
Giugno 2012, Milano. Siamo partiti all’alba (se si parte, si parte all’alba) per celebrare l’Eucarestia presieduta da papa Benedetto XVI in occasione del VII incontro mondiale delle famiglie assieme a, dicono, un milione di altri fedeli. Terminata la Messa ci aspetta un incontro con Kiko Argüello, l’iniziatore del Cammino. Stranamente, siamo abbastanza vicini al palco. Ascoltiamo la catechesi per oltre un’ora, seduti per terra, fianco a fianco.
La giornata finisce qui? No, perché ci sono le chiamate vocazionali, un momento in cui i giovani possono, in tutta libertà, dare una prima disponibilità al Signore per il sacerdozio. Cala il silenzio, nessuno dice più una parola. All’improvviso io, che mi sono distratto un attimo, sento una fitta al piede: mi volto e mi accorgo che Filippo non è più accanto a me. No, perché è balzato in piedi come una cavalletta e, nella foga, non si è molto curato di guardare dove mettere i piedi. No, perché in quel momento una sola cosa riempiva i suoi pensieri: rispondere a quel Qualcuno che forse gli ha sussurrato una sola parola: seguimi.
Dodici anni dopo, il prossimo 7 settembre sarò ancora lì, vicino a lui, spettatore di un altro “Sì”, quello definitivo, quello per la vita. “Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà”.
Michele Zanetti
Sul prossimo numero di Verona fedele (che trovate in edicola e in parrocchia da veneredì 13 settembre) ci sarà un servizio sulla prima Messa solenne di don Filippo Avesani nella sua comunità parrocchiale di origine
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