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Un’alleanza per formare ingegneri di robot medici

di MARTA BICEGO

Nuovo corso di laurea triennale degli atenei di Verona, Trento e Modena-Reggio

Parole chiave: Laurea (4), Università (18), Università di Verona (9), Istruzione (9), Salute (63), Robot (6)
Un’alleanza per formare ingegneri di robot medici

di MARTA BICEGO

Verona chiama, Trento e Modena-Reggio Emilia rispondono. Obiettivo comune: formare ingegneri esperti di dispositivi e sensori “intelligenti” utili per la salute e la cura. Professioni dell’oggi e del domani che, nel mettere in dialogo ingegneria e medicina, promettono di assicurare alle giovani generazioni di studenti opportunità lavorative sicure.

Hanno guardato anche agli sbocchi occupazionali i rettori delle Università di Verona, Trento e Modena-Reggio Emilia nel decidere di avviare, a partire dal prossimo anno accademico, il corso di laurea triennale in Ingegneria dei sistemi medicali per la persona. Le lezioni si svolgeranno nelle aule e nei laboratori di Ca’ Vignal 3, palazzina la cui inaugurazione è prevista tra ottobre e novembre nella cittadella scientifica di Borgo Roma.

Capofila è l’ateneo scaligero, sede didattica e amministrativa, che mette a disposizione le consolidate esperienze di ricerca e innovazione in campo medicale e robotico; sedi distaccate sono Modena-Reggio Emilia e Trento (con cui è in atto un sodalizio da venticinque anni per Medicina), con le loro competenze scientifiche e laboratoriali nella meccanica ed elettronica. Fondamentale per la realizzazione del progetto è stato il sostegno della Fondazione Cariverona che ha finanziato tre ricercatori a tempo determinato che saranno impegnati nell’iter formativo.

«Per la prima volta tre atenei, insieme, iniziano un percorso», ha esordito il rettore dell’Università di Verona Pier Francesco Nocini. Tre realtà dell’asse del Brennero, ha fatto eco il rettore di Modena-Reggio Emilia Carlo Porro, «che ha visto in passato un fitto scambio di docenti e studenti in vari ambiti. Questa iniziativa si può declinare nella presenza di sistemi territoriali, cioè di distretti, come quello biomedicale a Mirandola, che potrà essere da lato un supporto dal punto di vista industriale e dall’altro uno sbocco per i nostri futuri laureati».

Soddisfazione condivisa con il rettore dell’Università di Trento, Flavio Deflorian. Il percorso di studi tratta le problematiche della sanità in ottica di sistema, ha sottolineato Paolo Fiorini, docente di Robotica e referente del corso: «Vogliamo lavorare sull’integrazione, sulla creazione di sistemi ospedalieri e permettere che l’ospedale raggiunga le case dei pazienti, introducendo degli ausili, con macchine che interagiscono con le persone. Questi sono i robot: nuovo cavallo di battaglia della sanità dei prossimi anni».

Con accesso libero, il corso prepara chi sviluppa dispositivi e tecnologie biomedicali, chi implementa servizi sanitari di assistenza e cura della persona, chi gestisce strumentazioni sanitarie e servizi informatici e di telecomunicazioni per la sanità. Specifica è l’attenzione alle tecnologie emergenti: dagli algoritmi di controllo ed elaborazione dei dati fino all’intelligenza artificiale con sistemi interconnessi tra loro da dispositivi indossabili, robot e macchinari dedicati. Senza trascurare la formazione su aspetti biomedici, etici, psicologici e giuridici.

Gli sbocchi occupazionali sono promettenti per i futuri ingegneri, che potranno spendere il proprio curriculum universitario in aziende pubbliche e private del settore biomedico, farmaceutico e biotecnologico; in ospedali e case di cura, centri riabilitativi e residenziali per persone anziane e con patologie croniche. 

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