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«Le schiave lungo le strade ora occultate da internet e case»

di ADRIANA VALLISARI
Malaspina (Papa Giovanni XXIII): più di prima e più difficile cercare di salvarle

«Le schiave lungo le strade ora occultate da internet e case»

di ADRIANA VALLISARI
Una veglia di preghiera per sensibilizzare sulla tratta di esseri umani. Da nove anni l’8 febbraio – festa di santa Giuseppina Bakhita, schiava sudanese divenuta suora canossiana e poi santa – è la data scelta per la Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro questo fenomeno. Facendo luce e illuminando, almeno per un giorno, la condizione di questi invisibili, di cui si parla sempre troppo poco. La pandemia, poi, ci ha messo del suo: ha spostato all’interno degli edifici lo sfruttamento, rendendolo meno evidente. «Ma se per le strade di Verona c’è stata una riduzione delle presenze delle ragazze, la prostituzione non è in calo, al contrario: si è solo spostata al chiuso, in appartamenti e night club», spiega Giorgio Malaspina, già coordinatore della campagna “Questo è il mio corpo”, nonché volto storico della Comunità Papa Giovanni XXIII nel Veronese; dal 1993, a Roverchiara, assieme alla moglie Mariachiara, con cui ha avuto tre figli, ha aperto una casa famiglia, “Il cireneo”, che oggi accoglie cinque adulti in difficoltà.
– Qualche giorno fa un noto locale notturno veronese è stato sequestrato per sfruttamento della prostituzione. È un indicatore del fenomeno che cambia pelle?
«Sì, come dicevo, le ragazze continuano a essere sfruttate. Con la pandemia sono cambiate le modalità: ce ne sono meno sulle strade, però pensare che la prostituzione sia sparita è come illudersi di nascondere la polvere sotto al tappeto. Col Covid-19 è esploso il commercio elettronico e pure l’e-trafficking, ovvero la digitalizzazione della tratta di esseri umani. C’è un intero mondo che si è spostato sull’online, oltre che all’interno degli appartamenti e nei centri massaggi. I criminali hanno saputo cogliere molto rapidamente le opportunità del digitale, come dimostra anche il Rapporto “Piccoli schiavi invisibili” di Save the children: nel 2021, in Italia, sono stati registrati 5.316 casi di pedopornografia (+47% rispetto al 2020) trattati dalla Polizia postale».
– Ci sono interessi economici molto forti dietro, purtroppo...
«In Europa la tratta comporta un giro d’affari illecito da 30 miliardi di euro l’anno. Questo spiega perché il malaffare cerca vittime vulnerabili, spesso ragazzine, o comunque persone che partono da una situazione di povertà, economica o culturale, in Paesi dove questi problemi sono accentuati e dove è più facile il reclutamento con la falsa promessa di un lavoro onesto».
– Pensavamo di aver abolito la schiavitù qualche secolo fa, invece esiste ancora...
«C’è eccome. Ed è persino più elevata, in termini numerici. I casi accertati, cioè quelli che hanno visto concretizzarsi dei procedimenti giudiziari e delle condanne, sono stati 110mila nel mondo, nel 2020: sono solo la punta dell’iceberg, perché la maggior parte del fenomeno è sommerso. E quando parliamo di tratta, non c’è da considerare solo lo sfruttamento sessuale, che resta comunque il più significativo: ci sono i matrimoni forzati, il commercio di organi, l’accattonaggio con i bambini, lo sfruttamento lavorativo tramite il caporalato».
– Tornando alla prostituzione: nel 2022, a livello nazionale la vostra associazione ha assistito 94 persone vittime di tratta e ha aiutato 15 donne fuggite dalla strada. Se sui marciapiedi sono sempre di meno, come fate ad agganciarle?
«È più difficile, infatti. Perciò stiamo pensando a delle modalità nuove, con delle squadre di primo contatto per l’indoor, già attive a Bari, Modena, Roma e Savona».
– Da anni chiedete al Parlamento di approvare una proposta di legge che punisca il cliente dello sfruttamento sessuale. Perché?
«Una legislazione precisa, che affronta il problema incidendo sul fronte della domanda, ha dato risultati incoraggianti nei Paesi del Nord Europa. Ma serve fare anche un passaggio culturale, per diffondere la consapevolezza che la dignità umana non ha prezzo e non può essere comprata. Invece la tratta sottolinea che il corpo di una donna può essere comprato alla stregua di una scatoletta di tonno».
– Cosa ribatte a chi dice che questo è il mestiere più vecchio del mondo e non si possono cambiare le cose?
«È una grande offesa fatta alle persone oggetto di traffico: un mestiere è ben diverso dal dover fare qualcosa contro la propria volontà. E che non si possa fare niente, non è vero. “Prima liberiamo le schiave e poi contiamo quante sono le vere prostitute”, diceva don Oreste Benzi. Quando sento qualcuno, anche cattolico, che di fronte al problema della prostituzione accetta l’idea che possa essere regolarizzata, faccio un invito: vieni con noi sulle strade e capirai che quelle ragazze non hanno fatto una scelta libera».
– La realtà è diversa e di Bakhite voi ne avete viste a decine, in questi anni...
«Sono ragazzine segnate nel fisico e nella mente, che porteranno per sempre una ferita nel cuore. Sembra che la loro vita non valga niente: nei femminicidi le prostitute non vengono nemmeno conteggiate, per dire. Ogni giorno queste donne devono subire le violenze dei maschi italiani: a parole decantiamo la parità di genere, ma poi tolleriamo tutto questo, nel silenzio generale». 

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