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Il vescovo Domenico ha incontrato gli alpini

di REDAZIONE

Nella sede delle penne nere veronesi, mons. Pompili ha tessuto un elogio all'impegno delle penne nere 

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Il vescovo Domenico ha incontrato gli alpini

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“Uomini verticali”, ovvero persone ferme e decise, con un’alta rettitudine morale. È così che il vescovo di Verona Domenico Pompili, in visita alla sede dell’ANA di via del Pontiere, a ridosso delle Mura, per conoscere il nuovo direttivo eletto lo scorso marzo dall’Assemblea associativa, ha definito le penne nere veronesi.

«Uomini verticali che si fondano su tre caratteristiche, principalmente. La prima è la solidarietà, che si allarga a situazioni anche molto lontane geograficamente. A questa si aggiunge la convivialità: un aspetto molto importante, che spesso viene frainteso e sul quale talvolta si fa ironia. In realtà è una qualità fondamentale che non si riduce certamente solo a condividere una cena o un bicchiere divino ma è la capacità di stare insieme; di tessere relazioni; di allargare i pali della propria tenda per far entrare l’altro», ha esordito Pompili al consiglio direttivo alpino al completo, proseguendo con la terza qualità. «È la spiritualità: non c'è raduno che non abbia un momento di raccoglimento religioso. Ma è una spiritualità che si ricava anche dai canti alpini e dal rinnovare appuntamenti di memoria durante l'anno. Per questo inizio di mandato, il mio augurio è che questi tre indicatori possano essere sempre essere presenti, realizzandosi in forme sempre nuove», ha aggiunto il Vescovo, ricordando commosso anche l’intervento degli alpini e dei volontari di Protezione civile, anche veronesi, in occasione del terremoto del 2016.

«Vorrei sottolineare la capacità che avete di essere presenti laddove ci sono le calamità. Io l’ho sperimentato sia ad Amatrice che ad Accumuli ma anche sul versante marchigiano di Arquata nei mesi successivi al terremoto del 2016 che non è stato circoscritto al 24 agosto. La sequenza sismica è continuata per mesi: 80mila le scosse sentite. Eppure all’indomani, alcuni di voi erano già sul posto. E non posso dimenticare la vostra capacità non solo di dare sollievo nell’immediato ma anche di dare continuità a questa vostra presenza. Nei luoghi d’emergenza nei primi tempi c’è un affastellarsi di presenze, anche a favore di telecamera, poi succede che piano piano la gente comincia a defluire. Invece quello che ho potuto cogliere è che con gli alpini ci sono stati dei progetti, come il veronese ad Accumuli, che sono continuati nel tempo».

Gli alpini, infatti, «sono uomini del fare. Ci teniamo a sottolineare che non porgiamo la mano ma la diamo!», ha preso la parla il presidente dell’ANA Verona Maurizio Trevisan, affiancato al tavolo dei relatori dal vicepresidente David Favetta e da Elio Marchesini del consiglio nazionale dell’ANA. «Desideriamo offrire il nostro servizio anche ai suoi progetti. Sentiamo il bisogno di essere tra i giovani con i giovani , di trasmettere il valore di essere famiglia ,del rispetto per i più deboli, del valore di essere una Patria, della logica che prima dei diritti ci sono i doveri: anche per questo l’aspettiamo per un saluto al camposcuola ANA a Camposilvano quest’estate dove ai 70 ragazzi dai 16 ai 25 anni che parteciperanno cercheremo di trasmettere tutto questo. Crediamo fortemente che la crescita dei nostri ragazzi passi attraverso la mente, il cuore, la volontà la creatività. I nostri giovani, il nostro futuro, non sono vasi da riempire ma fuochi da accendere», ha aggiunto Trevisan.

A inizio incontro, presentato dal cappellano militare don Rino Massella, il direttore della rivista alpina Il Montebaldo Vasco Senatore Gondola ha riassunto e raccontato – in numeri, aneddoti, nozioni storiche e culturali, testimonianze – la Sezione di Verona, costituitasi 103 anni fa.

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