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Da luogo di spiritualità a rifugio per gli ultimi

A San Fidenzio la quarantena di persone con fragilità. Accordo tra Diocesi, Comune, Prefettura e Ulss 9

La struttura del centro diocesano di spiritualità San Fidenzio

Dove può trascorrere la quarantena una persona risultata positiva al nuovo Coronavirus, se non ha una casa? Per rispondere a questo bisogno si è messo in moto il cuore solidale di Verona. In tempi rapidissimi, la Diocesi ha reso disponibile la propria struttura di San Fidenzio, a Novaglie, siglando un protocollo con la Prefettura, il Comune di Verona e l’Ulss 9 Scaligera. Un’unione di forze per raggiungere un obiettivo comune: tutelare la salute collettiva, compresa quella degli “ultimi”. Così a San Fidenzio le persone più fragili hanno trovato un luogo sicuro in cui passare il periodo di isolamento finché non risulteranno negative; ad assisterle, ci sono gli operatori della cooperativa sociale San Francesco. Un altro esempio concreto di solidarietà ai tempi del Covid-19.  

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«La Verona solidale in aiuto agli ultimi»
La sperimentazione di accoglienza avviata a San Fidenzio è un esempio del grande cuore di Verona. Ne sono convinti i firmatari del protocollo, a partire dal vescovo mons. Giuseppe Zenti. «Fin dall’avvio dell’emergenza legata al Covid-19 la Diocesi si è resa disponibile nell’offrire alcune strutture da mettere a servizio per diverse necessità: sono nate positive sinergie con vari enti, che hanno permesso di offrire risposte pronte ed efficaci». Prosegue il Vescovo: «La nostra comunità è sempre disponibile con chi vuole impegnarsi a costruire insieme risposte concrete; il grazie più riconoscente va a tutti coloro che sono operativi sulla frontiera, con il sorriso sul volto, giorno dopo giorno». Gli fa eco il sindaco Federico Sboarina. «Ancora una volta, con la collaborazione delle istituzioni, riusciamo a dare una risposta concreta a situazioni di particolare disagio e marginalità, rese ancora più complicate dall’emergenza sanitaria – commenta –. Verona non lascia indietro nessuno». Si associa anche il prefetto Donato Cafagna. «Serviva un luogo adatto a far trascorrere la quarantena a persone con varie fragilità, in maniera dignitosa e in sicurezza per sé e per gli altri – afferma –. Il Vescovo è stato rapidissimo nel cogliere la mia richiesta e a individuare delle soluzioni, ma devo dire che altrettanto rapidi sono stati tutti gli altri soggetti interessati. È un’iniziativa innovativa, che non ha molti altri eguali in giro per l’Italia: Verona risponde sempre nel momento del bisogno, è una città che ha risorse umane e operative eccezionali». Infine, parla di «ottima collaborazione» pure il direttore generale dell’Ulss 9 Scaligera, Pietro Girardi. «Abbiamo aderito con grande piacere – dice –. Come UIss cerchiamo di fare del nostro meglio verso le persone meno fortunate e fragili della società, un atto di carità cristiana di cui si sente sempre il bisogno». [A. Val. e N. Salv.]

San Fidenzio si apre ai senza dimora positivi al Covid-19

Accordo tra Diocesi, Comune, Prefettura e Ulss 9

Da casa di spiritualità a struttura di accoglienza temporanea per persone senza dimora risultate positive al Covid-19, pur senza sintomi palesi. In una situazione di pandemia inedita servono risposte rapide e innovative: così San Fidenzio, realtà diocesana che sorge nel verde delle colline di Novaglie, è passata dall’essere sede di ritiri ed esercizi spirituali a ospitare 24 senzatetto prima assistiti dal Samaritano, la casa di accoglienza della Caritas che si trova in zona fiera (via dell’Artigianato).
Si tratta di un esperimento originale rivolto ai più fragili della società, reso possibile da un protocollo siglato da Diocesi di Verona, Prefettura, Comune e Ulss 9 lo scorso 8 maggio. La gestione della struttura, messa a disposizione gratuitamente dalla Chiesa veronese, è portata avanti dalla cooperativa sociale San Francesco. «Noi siamo in prima fila, ma le istituzioni cittadine hanno risposto in maniera corale, posando uno sguardo attento sugli ultimi: un bel segno del cuore solidale di Verona», evidenzia Diego Marchiori, responsabile dell’area sociale della cooperativa.
Nelle scorse settimane gli ospiti del Samaritano erano stati sottoposti al tampone per rilevare la presenza del nuovo Coronavirus. Per tutelare ospiti e operatori, i positivi sono stati trasferiti alla casa di spiritualità di San Fidenzio (i negativi, invece, al vicino eremo), in modo da poter sanificare gli spazi del Samaritano e renderli pronti ad accogliere i negativizzati.
«Dal 12 maggio stiamo svolgendo attività socio-assistenziale per le persone senza dimora positive al virus ma asintomatiche o paucisintomatiche, cioè infette ma con sintomi della malattia molto modesti, che non necessitano di ricovero ospedaliero – spiega Marchiori –. I posti massimi previsti dal protocollo sono 40, al momento qui ne seguiamo 24: ognuno è accolto in una stanza separata dagli altri».
Sono tutti uomini, di varie età, che non avrebbero avuto una casa in cui trascorrere la quarantena. Dove sarebbero andati? «Pensiamo a quale grande rischio sarebbe stato lasciarli per strada: così invece si tutela la loro salute e quella della collettività – sottolinea il referente –. Noi garantiamo un servizio di guardiania 24 ore su 24, sette giorni su sette; i nostri quattro operatori si turnano, assicurando una presenza costante e lavorando sul fronte della relazione». La comunicazione, ovviamente, avviene mantenendo le distanze sociali e usando i necessari dispositivi di protezione. «Spieghiamo agli ospiti che stare chiusi in stanza è un sacrificio richiesto per il loro bene e per quello di tutti. La loro reazione? Sembrano rassicurati dal fatto che ci sia qualcuno che li pensa», prosegue.
Per spezzare la monotonia delle lunghe giornate si contempla il paesaggio di pace dalla finestra o si fa qualche chiacchierata attraverso la porta chiusa; a volte bastano un pacco di libri o un caffè solubile per rendere meno pesante l’attesa. Poi ci sono i pasti caldi, forniti dal Comune, e distribuiti con tutte le cautele. «Ci preoccupiamo di non far sentire nessuno solo, ascoltando i bisogni e le richieste: tutti stanno rispondendo bene», dicono i responsabili.
Gli operatori tengono le fila coi servizi sociali del Comune di Verona e con l’Ulss 9. «C’è un presidio e un contatto costante con le istituzioni: proseguiremo sicuramente l’accoglienza fino a metà giugno, ma molto dipenderà dall’evolversi della situazione sanitaria», chiarisce Marchiori.
Da inizio maggio la San Francesco è subentrata alla Caritas nella gestione – condivisa con Comune e Pia Opera Ciccarelli – di un’altra struttura, pensata per l’accoglienza straordinaria dei senzatetto durante l’inverno: l’alloggio di via Corbella, a Cadidavid, che ha visto prolungata la sua operatività per rispondere all’emergenza Covid-19. «Là ora ci sono una quindicina di persone poste in quarantena fiduciaria, per precauzione», fanno sapere.
«Noi facciamo parte di Unisociale, un gruppo di imprese sociali ispirate agli stessi valori – chiosa Enrico Giona, presidente della cooperativa –. Dal 2014, contando su una ventina di soci, ci occupiamo di servizi educativi per i minori e di bisogni socio-assistenziali e sanitari. Dove ci sono persone vulnerabili e nuovi tipi di emarginazione, ci siamo anche noi».
Adriana Vallisari

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