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Coniugare ambiente, lavoro e sviluppo: da Taranto la sfida lanciata dalla Chiesa

di DON RENZO BEGHINI

La Settimana sociale appena conclusa dice che le buone pratiche non sono il futuro, ma il presente

Parole chiave: Settimana sociale di Taranto (1), Ambiente (22), Lavoro (62), Sviluppo (4), Chiesa (186), Diocesi di Verona (73)
Coniugare ambiente, lavoro e sviluppo: da Taranto la sfida lanciata dalla Chiesa

di DON RENZO BEGHINI

È tempo per fare in modo che la Laudato si' e la Fratelli tuttisiano assunte in profondità nella pastorale ordinaria. Le encicliche attendono una ricezione corale, da parte di tutte le componenti ecclesiali, per divenire vita, prospettiva vocazionale, azione che trasfigura le relazioni con Dio, con gli uomini e con il creato. Per far questo, è importante che le comunità cristiane facciano sempre più proprio il cammino per superare una dimensione individualistica della fede, in favore di una esperienza che abbraccia i vari aspetti della condizione umana. 

Con la Messa del card. Gualtiero Bassetti (presidente della Cei) celebrata a Taranto domenica 24 ottobre, si è chiusa la Settimana sociale dei cattolici italiani che ha visto la partecipazione di circa mille persone, delegati di 220 Diocesi italiane, con una elevata percentuale di giovani, un grande evento in piena sicurezza, il primo dopo la pandemia.

L’evento, giunto alla 49a edizione, si è tenuto a Taranto dal 21 al 24 ottobre, città simbolo a causa dei gravi problemi dovuti all’Ilva. È stato un grande momento ecclesiale scandito da riflessioni, dialoghi, proposte tra vescovi, religiosi, laici, rappresentanti di istituzioni, politica e cultura, sul tema “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro e futuro. #tuttoèconnesso”. Anche la nostra Diocesi di Verona ha partecipato con 5 delegati (Elisa Trivellin, Alberto Cetti, Riccardo Tessari, Vittorio Zattra, don Renzo Beghini).

Taranto è la tappa di un percorso iniziato mesi fa con incontri su tutti i territori e audizioni con i rappresentanti delle istituzioni, con le agorà digitali nei quali gruppi giovanili del Paese hanno riflettuto su riforme politiche, cambiamento di stili di vita e innovazione sociale della società civile e i singoli eventi organizzati anche nella nostra diocesi come i webinar sulla Laudato si’, varie rubriche sul tema e la Giornata del creato.

La Settimana sociale di Taranto non è stato «un convegno, ma una piattaforma di partenza per dare speranza e avviare dei processi», ha ricordato il cardinal Bassetti nella sua omelia, evidenziando quanto sia decisivo «l’apporto dei cattolici per affrontare le crisi» perché «possono aiutare il mondo a rimettere la fraternità al centro dell’economia».

Proprio i giovani, che nella città pugliese hanno lanciato e firmato il manifesto dell'alleanza, il presidente della Cei ha chiesto di «sognare e costruire, con l'aiuto di Dio, una Chiesa gioiosa, perché umile e disinteressata; una Chiesa a contatto con gli uomini e le loro storie; una Chiesa che si rigenera nell’ottica della carità». Lo sguardo contemplativo ci serve per vivere in armonia non solo con noi, ma anche con l’ambiente e con Dio.

Da Taranto, infatti, deve ripartire un impegno fattivo per coniugare ambiente, lavoro, sviluppo, a cominciare dalle “buone pratiche” già esistenti sui territori o crearne nuove, con la volontà di camminare insieme, nella consapevolezza che «il cambiamento non avviene solo dall’alto», come ha sottolineato mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e presidente del comitato scientifico e organizzatore. «È fondamentale il concorso della nostra conversione negli stili di vita come singoli cittadini e come comunità».

Le buone pratiche non sono futuro, sono il presente. Le buone pratiche sono fonte di ispirazione e ispiratrici di bene comune.La parola chiave è mettere a rete le buone pratiche. Perché que- sto non è più il tempo delle parole. È un tempo che chiama all’azione. 

Tre verbi hanno indicato la direzione e l’ago della bussola: camminare, perché camminando di può scoprire qualcosa di nuovo; essere aperti, disponibili al nuovo; mettersi in ascolto per poi contemplare.

La Chiesa italiana ha la responsabilità di tracciare una parabola che sia lungimirante, che ponga le basi di una crescita per le nuove generazioni, che esprima la cura dell’educare e della gratuità. Dove ci sono più difficoltà, dai cattolici vengono soluzioni creative, capaci di mettere in rete.

La traccia più forte che i partecipanti si portano via da Taranto non è infatti quella di chiedere e aspettare il cambiamento dalle istituzioni e dai potenti. Il cambiamento ha bisogno di quattro mani: meccanismi di mercato, cittadinanza attiva, imprese responsabili e istituzioni smart che sanno essere levatrici delle energie migliori della società civile. 

Verso questo orizzonte troviamo oggi molti segni di speranza, come la riforma degli appalti dalla logica del massimo ribasso a quella dell’impatto sociale e ambientale; la nascita delle comunità energetiche; i percorsi di co-programmazione e co-progettazione tra amministrazioni comunali ed enti di Terzo settore e le nuove frontiere del voto col portafoglio rappresentate dai siti online di consumo responsabile e i prodotti costruiti dal basso dai consumatori. 

Dopo questi giorni di incontri e di intenso lavoro, di vera sinodalità, Taranto rimane una realtà pungente, che ci costringe a essere sentinelle, che immette dentro di noi inquietudine ma anche fervore, perché veniamo sospinti verso la scelta fra salute e lavoro e di fronte a ciò non possiamo restare indifferenti.

L’interdipendenza è un valore aggiunto per la società contemporanea. E lo abbiamo visto durante questa pandemia. Perché se è vero che il virus si è diffuso velocemente, è anche vero che, altrettanto velocemente, è stata costruita una difesa sanitaria e sociale.

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